Quando il Signore diede ad ognuno degli animali il proprio nome, anche l’asino ebbe il suo. Ma siccome era poco intelligente se lo dimenticava sempre, e chiedeva continuamente:
– Come mi chiamo?
– Ti chiami asino
– Ah, ecco, grazie, ora lo ricordo.
Poco dopo però tornava indietro a chiederlo di nuovo:
– Come mi chiamo?
E allora il Signore gli dava una tiratina d’orecchie e gli ripeteva:
– Ti chiami asino.
Però l’asino continuava a scordarsi il suo nome e una tirata d’orecchie dopo l’altra, gli si allungarono così tanto come le ha ancora oggi!
Nell’ultima favola che abbiamo letto mi sono accorta di non aver scritto come andava a finire per quella tartaruga antipatica, o meglio, me lo ha fatto notare la compagna di classe di mia figlia! 🙂
Il problema è che la sua storia non si trova nei libri acquistabili e quindi mi sono ripromessa di organizzare un pomeriggio di lettura e merende, in cui tirerò fuori il magico libretto. Chissà se ai bambini piacerà il finale della storia, o se avranno da ridire…
Dato che ho imparato la lezione, oggi vi proponiamo una nuova leggenda, stavolta araba, trovata in rete. Anche grazie alla sua brevità la riportiamo per intero e vi lasciamo un suggerimento: perché non organizzare anche voi un pomeriggio con gli amichetti, a base di storie da leggere e da inventare? potremmo trovare nuovi finali alle storie che non ci hanno convinto, costruire i personaggi protagonisti, disegnare e colorare sul tema… e perché no? un paio di orecchie d’asino!
E poi ssshht, vi dico un segreto: vi ricordate della rubrica “Leggere è un gioco”? vorremmo ricominciare a raccontarvi modi, storie e attività da proporre ai vostri bambini, sempre all’insegna della lettura e delle mille attività che se ne possono tirar fuori, come da un magico cappello: quello della fantasia! Ci seguirete, vero? 😉
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