Ogni cosa è un colore. Ogni emozione è un colore. Il silenzio è bianco. Il bianco infatti è un colore che non sopporto: non ha confini. Passare una notte in bianco, andare in bianco, alzare bandiera bianca, lasciare il foglio bianco, avere un capello bianco… Anzi, il bianco non è neanche un colore. Non è niente, come il silenzio. Un niente senza parole e senza musica. In silenzio: in bianco. Non so rimanere in silenzio o da solo, che è lo stesso. Mi viene un dolore poco sopra la pancia o dentro la pancia, non l’ho mai capito, da costringermi a inforcare il mio bat-cinquantino, ormai a pezzi e senza freni (quando mi deciderò a farlo riparare??), e girare a caso fissando negli occhi le ragazze che incontro per sapere che non sono solo. Se qualcuna mi guarda io esisto.
E’ bello sapere che esistono ancora i sognatori in questo mondo offuscato dalle starlettes delle veline, di reality e della necessità quasi obbligata dell’apparire piuttosto che dell’essere.
Alessandro d’Avenia, infatti, è una graditissima eccezione a questa regola: posato eppure deciso nelle sue affermazioni, nella sua stessa vita di professore che fa della scrittura uno strumento essenziale per comunicare con i suoi alunni, il prof. Sognatore che rivediamo all’interno del romanzo, presenza anch’essa sullo sfondo ma che entra a piccoli passi per segnare la vita ed i comportamenti del protagonista, un adolescente alle prese con i problemi e le vicissitudini tipiche della sua età, ma che nel corso del tempo matura con l’esperienza, con la presa di coscienza di avvenimenti possibili nella vita come l’innamoramento e la morte, che egli vive a suo modo, giustamente.
Un romanzo godibilissimo perché affronta temi delicati senza cadere nel banale ma che anzi ti fa scappare un sorriso per come tutto procede nella naturalezza e nell’effervescenza di un ragazzo che nonostante gli errori, è in gamba e riscuote simpatia e tenerezza.
Ben vengano, dunque, ancora altri scritti derivanti dal vivere quotidiano di quelli che potrebbero essere nostri figli, perché essi tali sono se sgorgano poi dalla penna, ma ancor prima dall’anima, di questo giovane che scrive insegnando o insegnando trae materia viva per i suoi romanzi.
“Mamma, come si fa ad amare quando non si ama più?”
“Leo, amare è un verbo, non un sostantivo. Non è una cosa stabilita una volta per tutte, ma si evolve, cresce, sale, scende, si inabissa, come i fiumi nascosti nel cuore della terra, che però non interrompono mai la loro corsa verso il mare. A volte lasciano la terra secca, ma sotto, nelle cavità oscure, scorrono, poi a volte risalgono e sgorgano, fecondando tutto.”
BIANCA COME IL LATTE, ROSSA COME IL SANGUE
Alessandro D’Avenia
Mondadori, 2010, 254 pag., € 19,00
pensierino rubato ……
Bianca come il latte, rossa come il sangue, Alessandro d’Avenia | zebuk.it E’ bello sapere che esistono ancora i sognatori in questo mondo offuscato dalle starlettes delle veline, di reality e della necessità quasi obbligat…