La solitudine dei numeri primi, Paolo Giordano

Lei e Mattia erano uniti da un filo elastico e invisibile, sepolto sotto un mucchio di cose di poca importanza, un filo che poteva esistere soltanto fra due come loro: due che avevano riconosciuto la propria solitudine l’uno nell’altra.

E’ la storia di Mattia e Alice, le cui vite saranno per sempre segnate da due terribili episodi accaduti durante l’infanzia. Mattia responsabile, Alice vittima, si incontrano al liceo e si riconoscono immediatamente: sono due “solitudini gemelle”. Tremendamente vicini, come quei numeri speciali che in matematica sono chiamati “primi gemelli”, due primi separati da un pari, vicini ma non abbastanza per toccarsi davvero.

Il vincitore del premio Strega 2008 ci regala un libro molto ben scritto ma statico, freddo, come forse proprio la matematica, persino scientifico, che personalmente non mi ha regalato alcuna emozione.

I personaggi non ispirano nessun tipo di simpatia, Alice e la sua anoressia in certi punti sono addirittura irritanti, ma forse è proprio questo che cerca l’autore, il non far sconti a nessuno, l’uscire dagli schemi “e tutti vissero comunque felici e contenti”, Mattia torna al suo mondo fatto di schemi scientifici e nessuna traccia di sè, Alice si guarda bene dal  cercare aiuto alla sua anoressia.

Ripeto, secondo me un libro notevolmente sopravvalutato, che ha comunque il merito di averci fatto conoscere un autore che farà ancora parlare di sè.

LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI
Paolo Giordano
Mondadori, 2008, 304 pag., € 18,00

17 COMMENTS

  1. Anche io penso sia un libro del tutto sopravvalutato: la storia è scialba, i personaggi sono poco caratterizzati, e il finale è inesistente.
    Forse Giordano voleva scrivere un libro cinico e antipatico come John Fante, solo che si è scordato di NON essere John Fante.
    L’unica cosa che mi piace del libro è il sentimento di ineluttabilità e anche di noncuranza dei personaggi, che mandano a scatafascio la loro vita senza preoccuparsi più di tanto.
    In ogni caso sono un po’ annoiata dalla letteratura e dal cinema italiani: ritraggono sempre personaggi borghesi, pieni di soldi e con qualche crisi isterica o crisi di mezza età, intrappolati nella loro borghesia.
    Per lo meno Fruttero e Lucentini fanno sorridere. Questi sono di una noia…

  2. Posso dirlo? Giordano detiene un primato: è l’autore che mi ha fatto abbandonare la lettura dopo appena 30 pagine…è stato un fallimento, per un’onnivora libresca come me…

    • Anche a me non è piaciuto, l’ho letto dopo averlo atteso per mesi in biblioteca, era sta prenotato, ma è stata una vera e propria delusione. Non mi ha lasciato nulla.

  3. concordo pienamente con la recensione, inoltre aggiungo che mi ha personalmente deluso il titolo. Essendo laureata in fisica e appassionata di storia della matematica, da un titolo come questo mi aspettavo qualcosa di più interessante anche dal punto di vista scientifico e invece nulla… Comunque quando uscirà il film sarò un po’ curiosa di vederlo anche se di solito rimango sempre delusissima

    • …hem…posso diro??è piaciuto anche a me questo libro!!…certo,il finale mi ha lasciato un po perplessa…pero’non mi è affatto dispiaciuto…i due protagonisti che si inseguono ma non si afferrano mai…questa lentezza che si respira in ogni pagina…come la solitudine che caratterizza la loro esistenza….si si…mi è piaciuto molto!…sarà che i libri un po’ malinconici mi piacciono…eheheheheh

  4. ah dimenticavo… una mia amica mercoledì sera è andata a vedere il film… e l’ha bocciato alla grande rispetto al libro! se non è piaciuto il libro figuriamoci quanto possa piacere il film!

    • Ma magari fossero stati almeno irritanti, questi personaggi! Invece erano sbiaditi, secondo me… come si fa col pollo prima di farlo alla griglia, senza sale. Un libro da dieta, insomma! 🙂

  5. nn sono ancora riuscita a leggerlo…spero che uscirà qualche catena di lettura su Anobii, perchè da tutti i vostri commenti non ho intenzione di acquistarlo!!! 😀

  6. Che dire. E’ un libro che nel 2008, quando ancora non era stato così pubblicizzato per via del film, ho letto ed apprezzato.
    E’ un romanzo d’esordio e sinceramente, per un ragazzo nato nell’82, è senz’altro un OTTIMO esordio. Vorrei vedere quanti giovani talenti di 26 anni arrivano al premio Strega. Infatti è il più giovane vincitore.
    Se la solitudine e il disagio sono i temi fondamentali del romanzo, non ci si può aspettare un finale diverso, o chissà.. un lieto fine… L’anorressia, il sentirsi fuori luogo comunque e dovunque, non hanno sbocchi, non hanno finali a sorpresa. Sono fardelli. E il libro è a volte pesante come il peso di quei drammi.
    I due personaggi principali possono risultare irritanti, o scialbi, ma se davvero nella avete conosciuto una persona che soffre di uno di questi mali, vi assicuro che non traspirano alcuna simpatia, nè vogliono trasmetterla agli altri. L’autolesionismo, compare dell’anoressia, fa davvero sbiadire le persone che ne soffrono, chi ne è affetto vuole sparire, vuole diventare nebbia, trasparente come il peso sulla bilancia di una ragazza malata.
    E come i numeri primi, anche i due personaggi del romanzo sono vicini fra loro, si cercano, si attirano, ma proprio per quell’essere solitari e isolati, sono destinati a non incontrarsi mai realmente.
    Ciò che non voglio invece capire è come mai di questo libro si parli solo adesso, che il film è uscito. E naturalmente le aspettative diventano di colpo diverse.
    Una piccola nota per chi di voi parlava del titolo: Giordano aveva intitolato il suo romanzo “Dentro e fuori dall’acqua” ma si sa, gli editori poi la fanno da padrone.

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