E tutti questi dove vanno, che manca piú di mezza giornata all’ora dello struscio? Ma non ce l’hanno un mestiere?
Imma Tataranni si spenzolava dal davanzale al secondo piano della Procura della Repubblica, sforzandosi di allungarsi sulle punte dei piedi, perché quelle cazzo di finestre erano troppo alte e ci arrivava a malapena. Fra i passanti che transitavano in quel momento sotto gli alberelli del corso, cercando di ripararsi dal sole che riverberava sull’impiantito di piazza dei Caduti, enorme e tutta bianca da quando l’avevano rifatta, Imma avvistò una capigliatura castana striata da colpi di sole fatti con maestria e sicuramente di fresco, perché anche da quella prospettiva non si vedeva traccia di ricrescita. Strinse gli occhi per migliorare la messa a fuoco. Non poteva esserne sicura, ma le probabilità che fosse lei erano alte.
E’ stata definita, non completamente a sproposito, la versione lucana di Carofiglio con i suoi romanzi legali ambientati in uno stretto contesto regionale che diventa protagonista al pari dei personaggi e delle storie che vi si intrecciano: la Venezia riesce a raccontare della sua terra, la Basilicata, appunto, con una leggerezza che mai diventa superficialità, un’ironia calibrata nonostante si trovi ad affrontare argomenti spinosi come quelli che vedono protagoniste le Procure di tutta Italia (e soprattutto quelle delle regioni meridionali) alle prese non solo con i reati che avvengono all’esterno ma anche con le lotte quotidiane alla disorganizzazione di chi ci lavora all’interno, tra chiacchiere di corridoio e perbenismo popolare dei piccoli centri, il tutto condito dal carattere tutto personale e non privo di difetti della protagonista, il sostituto procuratore Imma Tataranni.
Un romanzo che scorre facilmente, che forse tiene il lettore attaccato alle pagine più per la personalità e le vicende che ruotano intorno alla protagonista che non per il proseguo naturale delle indagini che la vedono coinvolta, e dal quale non ne uscirà completamente vittoriosa; questa, forse, è la riflessione finale che l’Autrice ci consegna, una giustizia presente (ma con tante ombre di mezzo) che arriva alla verità nonostante forse si avrebbe preferito un’altra, di verità, più da favola, più da happy end, e che, in un turbinìo di sensazioni mescolate a fatti veri o verosimili, come la protesta degli abitanti per la discarica di scorie tossiche in territorio lucano, ci lascia con un po’ di amaro in bocca e la voglia di una nuova storia della Tataranni.
Come Carofiglio comunque non ce n’è, per nessuno.
COME PIANTE TRA I SASSI
Mariolina Venezia
Einaudi (collana I coralli),2009, 256 p., €. 14,00
Ecco…con il tuo ultimo commento sono stata conquistata alla lettura di questo romanzo!
A me ispirano le “storie italiane” quindi credo che lo leggerò …grazie Sabrina
Bello…!!!
Anche questo da mettere nella lista dei desideri… 😉
Grazie Sabrina!
Con questa descrizione mi hai tanto incuriosita. Io ho letto mille anni che sto qui e non vedevo l’ora finisse perchè l’ho trovato noioso e anche un pò superficiale. Però non è un legal e non questa la protagonista. Mi sa che un’altra chance gliela dò…se poi è la carofiglio della lucania, un’altra possibilità non gliela si può negare!
spero che le le aspettative che ho creato si realizzino leggendo il libro :)))