«La vita cos’è, Francois?»
«Non lo so. Ma a volte mi domando se non sia un palcoscenico dove ti buttano di prepotenza, e quando ti ci hanno buttato devi attraversarlo, e per attraversarlo ci sono tanti modi, quello dell’indiano, quello dell’americano, quello del vietcong…»
«E quando l’hai attraversato?»
«Quando l’hai attraversato, basta. Hai vissuto. Esci di scena e muori.»
«E se muori subito?»
«È lo stesso: il palcoscenico puoi attraversarlo più o meno alla svelta. Non conta il tempo che ci metti, conta il modo in cui lo attraversi. L’importante, quindi, è attraversarlo bene.»
«E cosa significa attraversarlo bene?»
«Significa non cadere nel buco del suggeritore. Significa battersi. Come un vietcong. Non lasciarsi sgozzare, non addormentarsi al sole, non paralizzarsi nella puntura, non chiacchierare e basta come fanno gli ipocriti e, tutto sommato, anche noi. Significa credere in qualcosa e battersi. Come un vietcong.»
«E se sbagli?»
«Pazienza. L’errore è sempre meglio del nulla.»
La recensione di Niente e così sia di Oriana Fallaci
“La vita cos’è?” Alla vigilia della partenza per il Vietnam come inviata de “L’Europeo”, nell’autunno del 1967, Oriana Fallaci tenta di rispondere alla domanda della sorellina Elisabetta: “La vita è il tempo che passa tra il momento in cui si nasce e il momento in cui si muore”. Ma la risposta le sembra incompleta e l’interrogativo la accompagna durante il lungo viaggio. All’arrivo a Saigon l’atmosfera è sospesa, surreale. L’agenzia France Press diretta da François Pelou sembra l’unico tramite con il resto del Paese ed è da quella base che la Fallaci si muove per testimoniare l’insensatezza della guerra: dalla battaglia di Dak To all’offensiva del Tet e all’assedio di Saigon, gli orrori del conflitto sono annotati giorno dopo giorno nel suo diario. C’è il rifiuto: “Perché quasi niente quanto la guerra, e niente quanto una guerra ingiusta, frantuma la dignità dell’uomo”. La pietà: “Quel fiume di corpi silenziosi e atterriti che avanza spingendo carrette, biciclette, vacche, maiali, bambini… Dio che spettacolo infame”. La consapevolezza: “Ci ha dato troppo questo piccolo Paese: ci ha dato la coscienza d’essere uomini”. Ci sono le voci dei soldati degli opposti schieramenti e le pagine struggenti del quaderno di un vietcong. Quando, dopo un anno, la Fallaci torna nella sua Toscana e ritrova la piccola Elisabetta, una risposta per lei ce l’ha. “La vita è una condanna a morte. E proprio perché siamo condannati a morte bisogna attraversarla bene, riempirla senza sprecare un passo, senza addormentarci un secondo, senza temer di sbagliare, di romperci, noi che siamo uomini, né angeli né bestie, ma uomini.” Pubblicato nel 1969, Niente e così sia è considerato un classico della letteratura, un romanzo di guerra che è un inno alla vita.
La mia opinione su Niente e così sia di Oriana Fallaci
Ho letto questo libro quando frequentavo le scuole medie.
Ed è stata pura folgorazione.
Per un periodo della mia vita ho desiderato fare la giornalista, proprio grazie a quella lettura.
Ma parliamoci chiaramente.
Niente e così sia NON E’ una passeggiata.
Non stiamo parlando di uno di quei romanzi che prendi e divori in un paio di giorni.
E’ una lettura che va centellinata, presa in piccole dosi. E digerita.
Solo allora si può continuare.
E, una volta terminato di leggere è necessaria anche una seconda rilettura, magari a distanza di qualche tempo.
Solo così si può assimilare gran parte di quel dolore, di quelle sensazioni, di quella crudezza che il racconto trasmette.
Ho detto solo una parte perché per arrivare alla comprensione totale, si dovrebbe vivere un’esperienza simile a quella della Fallaci.
Perché spesso, certi avvenimenti vanno oltre ogni immaginazione.
NIENTE E COSI’ SIA
Autore: Oriana Fallaci
BUR, Ed. del 2010, 380 pag.
ISBN 9788817038829
Un giorno forse ce la farò ad affrontare un libro così … Però la tua recensione Sil mi ha ispirata …