Uscite del 26/04

Per gli appassionati del genere “Cultura”

* La notte della Morava * di Peter Handke (Ed. Garzanti, trad. di Claudio Groff, pp. 342, euro 22,00). Porodin, Serbia centrale. Manca poco allo scoccare della mezzanotte. Il fiume Morava scintilla per il riflesso della luna che sembra sul punto di volersi tuffare in acqua. Sette figure si avvicinano alla sponda, dove è ormeggiato il battello “Notte della Morava”. A invitarli nell’albergo galleggiante, eletto a dimora temporanea, è uno scrittore che ha deciso di ritirarsi dalla scena letteraria. I sette amici non sanno perché sono stati chiamati all’improvviso a raggiungerlo. C’è chi è stato svegliato da una telefonata, chi è stato mandato a chiamare da un messaggero, chi ha sentito una pietruzza lanciata contro il vetro della finestra infrangere il silenzio della notte. Grande è la loro sorpresa quando vedono l’uomo, notoriamente misogino, che li accoglie con una donna al suo fianco. Chi è questa donna? Un’amante? O forse una prostituta? O più semplicemente una persona che lavora per lui? I sette uomini gli siedono intorno, le domande si affollano, ma lo scrittore non vuole rispondere subito, ha un’intera notte davanti a sé. Una lunga notte per raccontare il viaggio che dall’isola di Krk l’ha portato in Spagna, a Numanzia e in Galizia, e poi in Germania e in Austria. Un viaggio per ritrovare le proprie radici, ma anche una fuga da una donna che l’ha inseguito ovunque per ucciderlo. E che forse adesso è la stessa che siede insieme a loro, in attesa dell’alba.

* La verità di Agamennone * di Javier Cercas (Ed. Guanda, trad. di Pino Cacucci, pp. 234, euro 18,00). Autobiografia sentimentale e intellettuale, in bilico tra saggio e racconto. Il libro di un eccezionale narratore che sconfessa l’idea di un unico, granitico punto di vista sulla realtà per lasciare a chi legge l’onore e l’onere di comprenderla e decifrarla. Lo scrittore, quando si mette all’opera, non deve mai dimenticare che esistono più verità, ecco in cosa crede Javier Cercas ed ecco come vanno letti gli episodi raccontati: in chiave soggettiva. Che siano diari di viaggio in Messico o in Estremadura, lettere in difesa della dignità del romanzo o analisi accurate sulle radici del presente o sul nazionalismo; che si tratti di scene della vita quotidiana dell’autore a confronto con le reazioni del figlio nel museo del giocattolo, per esempio, o del suo ricordo del 23 febbraio 1981, giorno del tentato golpe in Spagna, oppure l’affettuoso rimando ai suoi punti di riferimento ideali – Borges, Bioy Casares, Kafka -, o ancora l’intrigante racconto di epilogo da cui il libro prende il titolo, in tutti convivono con naturalezza quotidianità e letteratura, esperienza di vita e intellettuale.

* Il passaggio di Venere * di Andrea Wulf (Ed. Ponte alle Grazie, trad. di Monica Bottini, pp. 218, euro 23,00). Nel Settecento, mentre le potenze europee continuavano a farsi la guerra per estendere gli imperi, lo scienziato Edmond Halley lanciò un appello ai colleghi astronomi di tutto il mondo affinché unissero le forze per un’impresa comune: l’osservazione del transito di Venere davanti al Sole, uno degli eventi astronomici prevedibili più rari, che avviene sempre a coppie separate da un intervallo di otto anni, nell’arco di oltre un secolo. Condotta ai quattro angoli della Terra, l’osservazione permise di calcolare con maggiore accuratezza la distanza tra i pianeti, approfondendo la conoscenza del sistema solare, ma soprattutto rappresentò il primo passo verso la costituzione di una comunità scientifica internazionale. Oggi, a distanza di oltre due secoli, Andrea Wulf ci fa rivivere le ansie e le aspettative di quei tanti protagonisti che, pur tra mille difficoltà e rivalità, contrattempi e fallimenti, animati dalla passione per la scienza portarono a termine la più grande avventura che l’uomo possa vivere, quella della scoperta. E alla vigilia del nuovo, imminente passaggio di Venere davanti al Sole tra il 5 e il 6 giugno, questo libro vuole essere l’invito ad alzare gli occhi al cielo e unirci idealmente a quella cerchia di curiosi che hanno contribuito al progresso dell’umanità.

Per tutti

* Tutti i racconti * di Luis Sepúlveda (Ed. Guanda, trad. di Ilide Carmignani, pp. 472, euro 18,50). “Dopo aver buttato via moltissimi racconti che mi sembrano scritti da un secondo Cortázar, meno bravo di lui, mi decisi a raccoglierne alcuni in un libro” disse Sepúlveda una sera a Gijón a Bruno Arpaia, curatore di questo volume. “E lì imparai che il genere che più mi piaceva, quello in cui mi sentivo più a mio agio, era il genere più difficile: il racconto breve. Quando scrivi un romanzo, a volte può succedere che i personaggi ti sfuggano per un po’ di mano, ma va benissimo, a patto che poi tu riesca a recuperarli e a ricondurli sul sentiero prestabilito. Nel racconto, non può accadere neanche questo, non ne hai il tempo e la possibilità, eppure in quel genere mi sento a mio agio perché la sfida è terribile: il racconto è narrazione pura”. Ed è forse nel racconto che Sepúlveda dà il meglio di sé, grazie al suo gusto per le immagini pennellate con estrema cura, alla sua capacità affabulatoria ed evocativa, che gli permette di stilizzare con semplicità e leggerezza calviniane i personaggi e gli eventi più complessi. Avere sotto mano, in un unico volume, tutte le sue narrazioni brevi consente dunque al lettore di apprezzare ancora meglio queste sue virtù, viaggiando con maggiore unità nei suoi microuniversi.

* Muri * di Jole Zanetti (Ed. Garzanti, pp. 72, euro 13,00). Due donne, due generazioni diverse. Un passato inciso nel cuore e sottopelle come un tatuaggio incancellabile, fatto di crudi sentimenti inconfessabili. I muri di silenzio e di fraintendimenti che costruiamo intorno a noi ci separano dagli altri. Lena cresce in una famiglia segnata dalla malattia, dall’equivoco segreto della madre e dal tenero, ma da lei crudelmente misconosciuto, amore del padre; una sofferenza che alla bambina appare misteriosa, che la respinge e la risucchia in una cupa estraneità, isolandola da tutti, anche dalla donna venuta ad occuparsi della casa, Maria, e dalla sua piccola figlia, Chiara. Al cuore di “Muri” c’è la sofferenza di Lena e la sua silenziosa, terribile ribellione. I suoi saranno gesti estremi, irreparabili. Azioni inaccettabili per la legge e per la morale e dunque da dimenticare. Lena si nasconde in un’oscura, opaca solitudine in fondo al proprio corpo. Finché un giorno alla sua porta bussa Chiara, per capire il proprio passato, ma anche per riportare alla luce il terribile segreto di Lena.

* Ora comincia la vita di Isabel * di Giovanna Giolla (Ed. Tea, pp. 142, euro 9,90). Isabel che compie un viaggio nella propria interiorità, dove ogni cosa può prendere corpo e voce, e rivelare un segreto. Isabel e la sua favola dark, sospesa tra Alice nel paese delle meraviglie e Donnie Darko. Ecco quando comincia la vita, la sua vita, quando insieme con la madre lascia Barcellona e si trasferisce a Puerto Viejo, in Costa Rica. Un mondo nuovo, completamente diverso da quello che ha abbandonato, dove troverà tante cose nuove e dove molte persone, forse, stavano aspettando proprio lei. Un antico paese sospeso nel tempo, una natura luminosa e minacciata da una compagnia petrolifera. Il vecchio Opy steso sulla sua amaca e il Flaco con un dente di squalo appeso al collo; Antonio Saldana seduto davanti alla notte, ma soprattutto lui, bello e indecifrabile, Dylan. Dylan cui Isabel consegnerà il suo grande amore. E poi la foresta. Un luogo nel quale entrare, vincere tutte le paure per salvare la costa dal petrolio, per conquistare la propria interiorità, diventare grande. Un viaggio che tutti abbiamo fatto, o dovremmo fare, dall’adolescenza all’età adulta, e al termine del quale uscire risanati.

Per gli appassionati del genere “Storico”

* Promettimi che sarai libero * di Jorge Molist (Ed. Longanesi, trad. di Roberta Bovaia, pp. 373, euro 14,90). È il 1484, Joan Serra, dodici anni, sta giocando a indovinare le forme delle nuvole che macchiano il cielo sopra il piccolo borgo di pescatori della cala di Llafranc in cui è nato. All’orizzonte però una sagoma ben più minacciosa solca le acque limpide del mare: una galea corsara. E così la vita di Joan cambia per sempre. La madre e la sorella vengono rapite, il padre, Ramon, muore difendendo la famiglia dagli assalitori. Le sue ultime parole sono indirizzate proprio a lui: “Promettimi che sarai libero”. Il dolore e la rabbia accompagnano il ragazzo fino a Barcellona dove, costretto a cercar fortuna, trova lavoro in una nota bottega di amanuensi e rilegatori, ignaro delle insidie nascoste tra le eleganti lettere che tanto lo affascinano. Una Barcellona che gli fa conoscere l’amore per Anna, figlia di un orafo ebreo, ma non gli risparmia le condanne di un mondo in cui le barriere sociali ed economiche sembrano invalicabili e la morsa del Santo Offizio si stringe, sempre più feroce, attorno a Joan mettendo a rischio la sua stessa vita. E la promessa che si è impegnato a onorare. Un romanzo che narra di libri e della lotta di un uomo per la libertà.

Per gli appassionati del genere “Thriller, Horror, Noir”

* Il seme dell’apocalisse * di Fran Ray (Ed. Tre60, trad. di Roberta Zuppet, pp. 446, euro 9,90). Due corpi senza vita. Il primo è quello del Professor Jérome Frost, assassinato e orrendamente mutilato in un laboratorio di genetica dell’Université Pierre et Marie Curie. Sulla parete una scritta tracciata con il sangue, un messaggio chiaro: “Il nuovo mondo dei ricercatori genetici”. Il secondo appartiene a Sylvie, ritrovata morta in camera da letto, apparentemente suicida. Sul comodino una confezione di sonniferi vuota e un biglietto di addio lasciato al marito Ethan Harris, appena rientrato da un viaggio di lavoro. Cos’hanno in comune queste due morti? È quello che Ethan ha deciso di scoprire. Non trova pace, non può accettare che la moglie, una persona solare e brillante medico in carriera, abbia deciso all’improvviso di togliersi la vita. E quando scopre che, poche sere prima, la donna si era incontrata in segreto con il professor Frost ha la conferma: ogni cosa è collegata e i responsabili hanno disseminato le scene del crimine di falsi indizi per sviare la polizia. Determinato a vendicare la moglie, Ethan inizierà quindi un’indagine privata che lo porterà sulle tracce di un misterioso progetto su cui Sylvie e Frost avevano lavorato per una multinazionale che produce semi geneticamente modificati: un progetto che potrebbe cambiare per sempre la vita sulla Terra, un progetto che, forse, nessuno ormai può fermare.

* Finché morte non vi unisca * di Steve Hockensmith (Ed. Nord, trad. di Paola Bonini, pp. 319, euro 14,90). Sull’onda del successo di “Orgoglio e pregiudizio zombie” – versione fedelmente zombificata del celeberrimo capolavoro di Jane Austen -, Steve Hockensmith continua le avventure della coppia letteraria più amata di sempre… fino all’ultimo morso! Finalmente sposi, Elisabeth Bennet e Fitzwilliam Darcy si trasferiscono nella tenuta di Pemberly, poco distante dalla villa in cui vivono Charles Bingley e la moglie Jane. Elisabeth può così aiutare la sorella ad accudire le dolcissime figlie e dedicarsi all’eliminazione degli orribili zombie che cercano di avvicinarsi, risultato di un terribile morbo che sta devastando il Paese. Ma proprio quando le cose sembrano andare per il verso giusto, un’immonda creatura morde Darcy al collo, condannandolo a diventare un morto vivente. Elisabeth disperata è pronta a porre fine alla vita del marito, tagliandogli la testa e bruciando il corpo nel camino, ma ecco che la notizia di una possibile cura giunge da Londra. Inizia così un viaggio fra orde infernali di cadaveri ambulanti in cui Elisabeth è pronta a tutto pur di riportare Darcy alla vita. O almeno a qualcosa che le somigli.

Per gli appassionati del genere “Letteratura al femminile”

* Una casa di petali rossi * di Kamala Nair (Ed. Nord, trad. di Chiara Brovelli, pp. 378, euro 16,60). Mattina presto. Rakhee esce di casa diretta all’aeroporto. Non fugge, eppure dietro di sé lascia un uomo addormentato, un anello e una lunga lettera. Ma soprattutto lascia un segreto che sembrava ormai sepolto sotto la polvere del tempo, custodito da lei e dalla sua famiglia. Un segreto che la riporta indietro negli anni all’estate del suo primo viaggio in India, fra i ricordi di una vecchia casa troppo grande da esplorare, i sapori forti di cibi colorati, i bagliori delle zie vestite con sari sgargianti. La riporta indietro fino a quel giardino lussureggiante, nascosto al di là di un alto muro di cinta. In quegli anni Rakhee era troppo giovane per sopportare il peso della sua scoperta. Un tormento che non è mai riuscita a dimenticare e che adesso, proprio mentre la vita le regala promesse di gioia, comprende che è arrivato il momento di affrontare, anche se ciò significa perdere tutto, compreso l’amore. Deve abbattere le mura di quel giardino che la sua famiglia ha così caparbiamente difeso. Deve trovare la chiave per aprire la casa di petali rossi.

* Vivere come gli uccelli * di Véronique Ovaldé (Ed. Ponte alle Grazie, trad. di Lorenza Pieri, pp. 218, euro 15,90). Siamo in Sudamerica, nel 1997. Sono passati vent’anni dal lieto fine della favola in cui il principe Gustavo ha sposato Vida, la bella giovane di campagna, salvandola da un luogo primitivo per portarla in un castello in città. Oggi Gustavo e Vida, dopo una breve assenza, scoprono che qualcuno è entrato nella loro villa e ci ha abitato per giorni. Il placido tenente Taibo viene chiamato a indagare sul caso. E a poco a poco diventa il confidente di Vida, di cui scoprirà la disperata solitudine, aggravata dalla fuga senza tracce della figlia diciannovenne Paloma, che è scappata con Adolfo, affascinante quanto misterioso giovanotto, e probabilmente vive con lui alla giornata, occupando i “nidi” degli altri. Vida e Taibo si mettono così sulle tracce dei due ragazzi tornando al paese di lei, di cui è originario anche Adolfo. E la loro ricerca diventa una nuova fuga, un ritorno al passato che apre strade a un futuro diverso per tutti. Questo romanzo conferma il grande talento di Véronique Ovaldé nell’esplorare attraverso una scrittura potente e minuziosa le contraddizioni dei sentimenti umani, la difficoltà ad emanciparsi dalle costrizioni, le invisibili lotte che si consumano quotidianamente in famiglie e società apparentemente pacifiche. Un romanzo con un lieto fine alternativo: l’amore può essere un sentimento rivoluzionario, il volo definitivo che consente di spiegare le ali e liberarsi anche dalle gabbie più comode e dorate.

* Un giorno arriverò * di Silvana Mossano (Ed. Salani, pp. 400, euro 14,90). Per Anita la “Merica” è un sogno, una speranza e un dolore. Un dolore perché sua sorella è emigrata laggiù per non tornare; una speranza perché lei vuole raggiungerla, e ricominciare una vita migliore, lontana dalla durezza della campagna e degli anni terribili tra la prima e la seconda guerra mondiale; un sogno perché ogni anno che passa sembra allontanare l’America sempre di più. Eppure Anita non si arrende e vive la sua vita, di fatica e lavoro, ma anche di piccole grandi gioie, in attesa del momento in cui raggiungerà finalmente il porto di Genova e salirà sulla grande nave per solcare la pianura liquida e sconfinata dell’oceano. Un giorno partirà, a dispetto di sua madre, di suo marito, di Mussolini e della guerra. E l’America, il Paese dove è tutto è possibile, diventerà realtà. La Storia cammina accanto ai personaggi di questo romanzo, li tocca e li travolge; figure forti di donne, immerse nei profumi e nelle nebbie delle valli piemontesi, segnate da drammi che da piccoli e quotidiani diventano grandi e universali. Un romanzo d’esordio commovente e delicato, che racconta una saga familiare affrescata con pennellate ricche ed efficaci e colpisce dritto al cuore.

 

Fonte : infinitestorie.it

 

Mamma, lavoratrice full time, 45 anni, una figlia di 14 e la passione per la lettura ...

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