Saverio Finotti è un sacerdote, docente di antropologia teologica alla Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna, un accademico molto preparato e autore di diversi saggi teologici.
In questo testo (aperto da un intervento di S.I. Diego Alonso Lasheras, professore di teologia morale presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma) affronta un argomento abbastanza nuovo nel panorama culturale attuale: quello dell’etica sacramentale, veicolando la discussione attraverso l’opera dostoevskjiana.
Definendo l’etica come ciò che dà valore all’agire umano e gli conferisce giustizia e liberazione, la prassi migliore per l’uomo in vista del conseguimento del maggior bene a lui possibile; il sacramento è ciò che Dio ci dona per raggiungerlo nella grazia piena, un mezzo attraverso il quale sperimentare la vita eterna.
Dostoevskij nella sua opera descrive sempre personaggi in conflitto perenne tra il bene e il male, elementi: che non possono essere distinti o separati dalla presenza del sacro: in sostanza il male non determina l’estromissione di Dio, ma anzi diventa anche Lui protagonista della vicenda. La fede diventa qualcosa di pratico da mettere in atto per attuare il riscatto e quindi preparare la vittoria del bene sul male, il dogma diventa rivelazione.
Nella sua vita l’autore fu protagonista di molte avventure, spesso drammatiche, per cui si associa la sua produzione letteraria alla sua biografia; tutti i personaggi rivelano la speranza di riscatto, anche quelli minori, anche i grandi pessimisti colgono la scintilla per fermarsi ad assaporare la bellezza intrinseca in ogni giorno vissuto. Il dolore e la felicità sono aspetti inevitabili della vita e ne determinano l’indirizzo, una sorta di fede naturale. Non è necessario per Dostoevskij evidenziare la presenza del bene, perché viene esaltata proprio grazie al cospetto del male. Il nichilismo dello scrittore russo non è un processo evolutivo, la morte di Dio non è conquista ed emancipazione, ma una minaccia per l’esistenza della persona.
L’assunzione rassegnata del dolore da una parte implica la fede e dall’altra muove decisamente verso essa. Con il dolore avviene l’espiazione e il raggiungimento di un livello mistico superiore, l’accoglienza di Dio. La sofferenza nel romanziere è la tematica senza dubbio maggiormente affrontata e sentita: un’esperienza che ha senso, importate durante la vita. ” La sofferenza inutile è quella che, per eccesso di dolore o per incapacità del paziente, non può divenire né via alla purificazione e alla redenzione e neppure mezzo di maturazione personale”
Il sunto finale riguarda sia l’opera che la vita di Dostoevskij, raggiungendo la conclusione che in fondo non siamo noi i timonieri della nostra esistenza, ma qualcun altro che agisce al di sopra di noi stessi, anche se possiamo dobbiamo avere parte nelle nostre azioni. Nonostante l’argomento decisamente complesso e lontano dalla mia preparazione, ho trovato questo libro molto interessante, complice il parallelo con le opere di uno degli autori che più apprezzo. Credo sia sempre importante mantenere la mente aperta verso nuove conoscenze e l’acquisizione di diversi punti di vista.
L’etica sacramentale nell’opera di Dostoevskij
Saverio Finotti
Graphe.it, p. 88, €. 10,00
ISBN/EAN 788897010227