Inchiostro e sensi. La casa delle belle addormentate, Yasunari Kawabata

“Scherzi di cattivo genere non ne faccia; non sta bene neppure infilare le dita nella bocca delle ragazze che dormono” raccomandò la donna della locanda al vecchio Eguchi. Al piano superiore probabilmente c’erano solo la stanza di otto tatami, in cui Eguchi stava parlando con la donna, e quella da letto attigua; da quanto aveva visto, anche al pianterreno non c’era salotto né altro, e dunque non si poteva parlare di una vera locanda. Fuori mancava persino l’insegna. Né il segreto di quella casa consentiva forse di affiggerne. All’interno non si udiva alcun rumore. A parte la donna che aveva accolto il vecchio Eguchi al cancello chiuso a chiave, e con la quale egli stava ora parlando, non si vedeva nessuno; e a lui, giunto là per la prima volta, non era chiaro se la donna fosse la padrona o un’inserviente. Sembrava comunque opportuno non fare domande superflue.

Romanzo venato di sottile erotismo, esplora i sogni e i ricordi evocati da giovani corpi in uno stile perfetto e mai volgare. L’erotismo è sogno, sensazioni e percorsi della memoria espressi in una prosa elegante che non scade mai nell’ordinario e nella grossolanità.

La recensione di La casa delle belle addormentate di Yasunari Kawabata

Il vecchio Eguchi, parlando con un suo amico, viene a sapere dell’esistenza di una casa dove uomini anziani possono dormire insieme a giovani donne. Incuriosito,decide di passare una notte là. Le giovani donne, vergini, dormono profondamente grazie a un potente sedativo così da non svegliarsi e sapere con chi passeranno la notte. Le regole della casa sono ferree: gli anziani ospiti dovranno avere un comportamento corretto e non approfittare delle giovani narcotizzate. Ciò che la casa offre è la possibilità, per quegli uomini ormai sfioriti, di godere della compagnia di giovani corpi e di potersi sentire giovani di nuovo. Durante le notti passate nel postribolo, Eguchi, non ancora avvizzito, si lascerà sedurre abbandonandosi alle memorie che scaturiscono dalla vicinanza con quei giovani corpi.

La mia opinione su La casa delle belle addormentate di Yasunari Kawabata

Una casa sul mare, una stanza dove la padrona di casa riceve gli anziani ospiti offrendo loro una tazza di the e, accanto, la stanza dove la giovane vergine dorme, narcotizzata, in attesa che il cliente vada a riposare vicino a lei. Un ambiente scuro, claustrofobico a tratti, separato dal mondo reale, dove nemmeno i suoni del mare e del vento arrivano, se non attutiti, grazie alle pesanti tende di velluto alle pareti. Tende che tingono la bianca pelle delle ragazze di un rosso violento. Tende che nascondono e circondano, che proteggono il sonno dei clienti.

Eguchi è un uomo con ancora forti pulsioni sessuali. All’inizio è spinto ad andare nella casa dalla curiosità ma poi vi torna con sempre maggior frequenza. Dormire vicino a quelle ragazze è come un afrodisiaco a cui non sa resistere. Osserva i loro giovani, giovanissimi corpi che dormono bocconi oppure supini, con la bocca socchiusa, le mani vicino al viso. Osserva la pelle ora chiara, ora più scura, i capelli, annusa gli odori corporei, saggia i seni col palmo delle mani, intuisce forme e posizioni di quei corpi stesi sui tatami di fianco a lui.

…con un piede cercò la punta dei suoi piedi. Soltanto lì non l’aveva toccata. Le dita della ragazza erano lunghe e morbide, e si piegavano liberamente come dita di una mano, e proprio per quel piccolo particolare la strana seduzione della ragazza affascinò Eguchi. Con le dita dei piedi, nel sonno, la ragazza parlava parole d’amore. E il vecchio rimase a seguire il movimento di quelle dita come una musica infantilmente incerta e tuttavia sensuale.

E in queste notti solitarie nell’impeto dell’ardore dato da quei giovani corpi, sforzandosi di rispettare le regole di castità della casa, si ritrova a pensare alla sua vita. Ripensa alla sua amante di un tempo, ricordo scatenato dall’odore latteo della prima bella addormentata, e poi in uno strano incrocio del pensiero ecco il viaggio intrapreso con la terza figlia poco prima del suo matrimonio in un tempio famoso per la fioritura delle camelie.

Si dice che le grandi camelie siano le più belle a vedersi controluce. La veranda su cui erano seduti Eguchi e l’ultima figlia era esposta a occidente, e il sole stava declinando; le camelie erano controluce, e i raggi del sole primaverile non filtravano attraverso i fitti grappoli di fiori e di foglie, ma si concentravano su di loro: sembrava che ai margini della loro ombra vagasse il tramonto.

Yukio Mishima, che curò la prefazione all’opera, paragona il libro a un sommergibile in cui a poco a poco manca l’aria e la sensazione leggendo è proprio di qualcosa di oppressivo eppure impellente, un piacere che si sviluppa maggiormente proprio perché così chiuso nel suo mondo.

Una storia di decadenza: decadenza del corpo degli anziani clienti del postribolo che trovano serenità vicino alle giovani prostitute, decadenza dei costumi. Le giovani sono alla stregua di bambole addormentate, intercambiabili l’una con l’altra, perse in un sonno che assomiglia alla morte. E già i greci, in fondo, non descrivevano il sonno e la morte come due fratelli? Un libro dove eros e thanatos sono speculari e trovano forza l’uno nella presenza dell’altro.

L’argomento, di per sé scabroso, è affrontato in modo raffinatissimo, lontano anni luce da certi libri erotici che invadono il mercato. Qui tutto è sussurrato, immaginato. È un racconto sul sentire con l’animo e non col corpo, sul percepire l’altro e su come questa percezione scateni sensazioni. Un testo elegante, una scrittura preziosa.

Yasunari Kawabata

Yasunari Kawabata è stato il primo scrittore giapponese a vincere il Premio Nobel nel 1968. Nato a Osaka nel 1899, fonda insieme ad altri scrittori il movimento d’avanguardia  noto come Shinkankakuha alla cui base c’era la percezione della realtà attraverso le sensazioni. Scrittore prolifico, scrisse numerosi romanzi e almeno un centinaio di racconti. Grande sostenitore e amico di Mishima, morì nel 1972, probabilmente suicida.

Nella sua opera la bellezza e un senso di incompiutezza sono temi ricorrenti, così come il Buddhismo, la natura e le giovani vergini. La casa delle belle addormentate, definita capolavoro esoterico da Mishima, fu tradotto per la prima volta in Italia nel 1972. Gabriel Garcia Marquez si ispirò al libro per scrivere il suo Memoria della mie puttane tristi. Nel 1968 dal libro di Kawabata fu tratto un film per la regia di Kozaburo Yoshimura conosciuto in Italia col titolo di La casa delle vergini dormienti.

 

La casa delle belle addormentate
Yasunari Kawabata
Mondadori, 2001, €. 9,00

 

 

 

 

 

 

Francesca, 44 anni, mi firmo come SIBY su Zebuk. Amo leggere e fin da piccola i libri sono stati miei compagni. Leggo di tutto: classici, manga, thriller, avventura. Unica eccezione Topolino; non me ne vogliate ma non l’ho mai trovato interessante.

1 COMMENT

  1. Da provare a leggere, sì!
    E’ il fascino del non detto: l’immaginazione è uno dei più forti afrodisiaci, si sa! Bello, Siby, bello davvero questo tuo racconto!

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