I film di Zebuk: Il popolo migratore

La promessa del ritorno è stata mantenuta.

La recensione de Il popolo migratore

Ho visto Il popolo migratore al cinema, nella saletta piccola, con pochi spettatori, insieme a un bimbetto di 5 anni o poco meno, affascinato dalle immagini, a cui dovevo leggere le brevi didascalie esplicative.
Una visione indimenticabile, davvero.
Perché Il popolo migratore è un documentario da pelle d’oca, che toglie il fiato.
Prima di tutto le riprese: incredibili.
Non si è semplici spettatori ma si diventa parte dello stormo.
Quando le oche, a inizio film, si innalzano nel cielo ed iniziano a volare si sta su in alto con loro, si sente la fatica di quelle ali sbattute su e giù a velocità elevata.
Si soffre quando le oche sono stanche e cercano dove fermarsi avendo sotto di loro solo il mare.
Troveranno rifugio su una portaerei, oppure in città vicino agli scarichi di una ditta.
Saranno pause brevi quelle riservate agli uccelli perché l’istinto li spinge a continuare il viaggio, a non fermarsi.
Il ciclo della vita deve continuare.
Deporranno le uova e quando i piccoli saranno abbastanza forti ripercorreranno il viaggio a ritroso per tornare là dove tutto è iniziato, ed inizierà di nuovo ogni anno.

La mia opinione su Il popolo migratore

Il popolo migratore è una poetica dedica alla forza dell’istinto animale e al viaggio.

È anche una straordinaria opera cinematografica.
Una sola domanda durante tutta la visione accompagna lo spettatore: come hanno fatto?
Se il film è riuscito è grazie a qualcosa come 4 anni di riprese, più di 400 uomini impegnati nelle riprese, uso di mongolfiere, piccoli velivoli e lunghi appostamenti.
Prima della moda dei film in 3D, senza uso di effetti speciali, Jacques Perrin ci rende parte di uno stormo.

Il popolo migratore è davvero un documentario splendido e, in fondo, Jacques Perrin non è nuovo a questo genere di produzioni, basti pensare a Microcosmos.
La cosa che ho apprezzato davvero tanto di questo documentario-capolavoro è l’assenza quasi totale di commento e di voce fuoricampo.
Che meraviglia potersi godere le immagini, l’aria, il cielo senza commenti e racconti esplicativi.
Pochissime parole in questo film, solo quelle necessarie, poche didascalie indicanti la specie e i chilometri percorsi durante la migrazione.
Tutto è lasciato così com’è in natura, unica invasione quella della colonna sonora che è talmente azzeccata da risultare non solo straordinariamente evocativa ma anche capace di evidenziare e sostenere i rumori e i versi reali senza inglobarli e farli scomparire.
Che dirvi di più se non di guardare questo documentario?
Consigliato a tutti, grandi e piccini.
Buona visione e buon volo!

Ph it.wikipedia.org

Francesca, 44 anni, mi firmo come SIBY su Zebuk. Amo leggere e fin da piccola i libri sono stati miei compagni. Leggo di tutto: classici, manga, thriller, avventura. Unica eccezione Topolino; non me ne vogliate ma non l’ho mai trovato interessante.

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