La città della gioia, Dominique Lapierre

Come si fa a credere di poter condividere la condizione degli abitanti di una bidonville, in senso fisico come in senso morale, quando si gode di una salute di ferro, quando non si ha una famiglia da sfamare, curare; quando non si deve cercare un lavoro e non si ha l’ossessione di doverselo conservare; quando si sa che in ogni momento si ha la possibilità di andarsene?

La recensione di La città della gioia, Dominique Lapierre

La città della gioia è la storia di tre personaggi e della loro vita a Calcutta, in una delle immense bidonville cresciute intorno alla città. Hasari Pal, Paul Lambert, Max Loeb, per motivi diversi l’uno dall’altro, vanno a vivere nella più grande baraccopoli di Calcutta.

Questi tre personaggi arriveranno a condividere esperienze molto provanti e dolorose: la povertà estrema, la morte prematura di un giovane malato di tubercolosi, la mafia dello slum che rende la vita dei poveri ancora più misera. Ma in tutte queste esperienze i protagonisti, in particolar modo quelli occidentali, giungeranno a riconoscere in ciascun abitante dello slum una dignità e una forza nel superare le avversità, da far capire loro a pieno il perché del nome La città della gioia. 

La città della gioia è, più di tutto, la storia di un paese e della sua gente magnifica, abituata ad adattarsi alle condizioni più sfavorevoli – climatiche, politiche e non solo – e capace di sorridere ed essere felice, nonostante tutto.

Tutto ciò che non viene donato va perduto.

Uno di quegli insegnamenti da portare nella nostra “civiltà”, che poi tanto civile non è, una di quelle frasi da non dimenticare mai.

Si potrebbe parlare per ore di quello che insegna questo libro. Ma quel donare ed essere felici di farlo, senza aspettarsi niente in cambio, senza credere che per questo nostro donare siamo migliori degli altri, è una lezione forte, molto forte. Soprattutto se a darla sono persone che non hanno quasi niente.
Donare donare donare. Anche solo, semplicemente, un sorriso, o il nostro amore. Se non si ha altro da dare. Cos’è, se non questo, l’Amore?

La città della gioia è il racconto dell’esperienza vera di Dominique Lapierre, che ha vissuto per un certo periodo proprio nello slum di Calcutta che dà il nome al romanzo. In tutto il tempo che ha passato insieme agli abitanti della bidonville, Lapierre è rimasto fortemente colpito dalla capacità delle persone di donare il niente che hanno, dalla loro dignità e dalla forza incredibile nel superare le tante difficoltà con cui ogni giorno vengono a contatto.
Dopo aver vissuto questa esperienza, Lapierre ha fondato un’Associazione, ancora oggi attiva, che aiuta e sostiene progetti di sviluppo a Calcutta e nelle zone vicine.

Il film tratto da La città della gioia, Dominique Lapierre

Dal romanzo è stato tratto un film con Patrick Swaize come protagonista, per la regia di Roland Joffè. Il lungometraggio racconta la storia di Max, medico chirurgo, che decide di andare in India dopo la morte di una bambina in sala operatoria. Quello che doveva essere un viaggio di piacere si trasforma presto in altro: Max arriva nella Città della gioia, una bidonville dove manca tutto ed inizia ad aiutare i disperati. Il film, molto intenso, racconta della presa di coscienza di Max riguardo al suo lavoro di medico. Un film che racconta la povertà di Calcutta e la grande dignità di coloro che abitano la Città della gioia.

La città della gioia
Dominique Lapierre
Mondadori (collana Oscar Bestsellers), 1996
ISBN: 978-8804416777

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polepole
Polepole è Silvia, lettrice affamata e da poco tempo molto selettiva, geometra, architetto, perenne studente della vita. Sono nata nel 1973, in un soleggiato ultimo giorno di aprile, ho un marito e due figli meravigliosi, che riempiono la mia vita di emozioni belle. Passerei l’intera esistenza sui libri, con tazza di cioccolata fumante al seguito, senza distogliere lo sguardo se non per farmi conquistare dalla copertina di un altro libro.

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