Era il primo trattore della montagna e il suo arrivo sarebbe rimasto nel ricordo e negli annali; la data, l’ora sul far della sera e le circonvoluzioni dei corvi su in alto, che annerivano il cielo sfrangiati, silenziosi, benaugurali.
La recensione di Un feroce dicembre, Edna O’Brien
A Cloontha, cittadina racchiusa in una insenatura tra montagne e valli e paludi ricche di torba, arriva uno straniero.
Il suo nome è Bugler e i suoi antenati appartenevano a quelle terre.
L’uomo è vissuto per nove anni in Australia e quando si è stancato di tosare pecore ha deciso di tornare nella cittadina d’origine per preparare una casa per la sua futura sposa, rimasta in Australia, e per ritrovare le sue radici.
Radici che cozzano con la famiglia Brennan, Joseph e sua sorella Breege.
Bugler infatti pretende terreni che a suo dire appartenevano alla sua famiglia ma che i Brennan considerano propri.
Inoltre Breece è affascinata ed attratta da Bugler.
Quella che era iniziata come una piccola scaramuccia tra vicini si trasformerà in una tragedia.
La mia opinione su Un feroce dicembre, Edna O’Brien
Edna O’Brien è una delle più vibranti voci della narrativa irlandese. Nel 2011 le è stato conferito il Frank O’Connor International Short Story Award.
Un feroce dicembre è un libro che comincia in sordina, ambientato in una sorta di Eden irlandese fatto di piccole fattorie, uccellini e lussureggiante foresta.
L’elemento straniero porterà scompiglio in una comunità chiusa e pettegola.
I personaggi sono tutti incisivi e ricchi di sfumature e come in una tragedia greca proseguendo nella lettura si sa che si andrà incontro a qualcosa di terribile e di inevitabile.
Il libro è una parabola del cuore umano e dei suoi affetti più profondi: un romanzo dove odio e amore sono indissolubilmente intrecciati e dove non ci sono né vinti né vincitori.
Buona lettura.
Un feroce dicembre
Edna O’Brien
Einaudi, 2018, 295 pag., € 18.00