Non c’era più nessuna traccia. Nessuna saggezza. Solo il gheppio, fermo su un paletto di carrubo mentre la neve si depositava silenziosa sulla terra fredda in attesa.
La recensione di Il giardino di marmo di Alex Taylor
Quando incontriamo Beam Sheetmire all’inizio del romanzo tutto ci aspetteremmo tranne quello che ci ha riservato Alex Taylor. Siamo in una parte degli Stati Uniti rurale, con fiumi limacciosi, autostrade veloci, bar con bordello annesso e violenza ovunque.
Beam ha diciannove anni e tanta rabbia: non si sente di appartenere alla sua famiglia, a cui non assomiglia per niente, lavora sulla chiatta che porta le persone da una riva all’altra del fiume e vorrebbe probabilmente essere ovunque tranne che a casa.
Una sera mentre traghetta un cliente accade un incidente e Beam uccide l’uomo. Da qui inizia una serie di eventi drammatici e concatenati l’uno all’altro che sveleranno molti segreti e ci condurranno in un inferno vero e proprio.
La mia opinione su Il giardino di marmo di Alex Taylor
Il giardino di marmo è un libro davvero tosto di rara crudeltà e dolore. Mentre lo leggevo, sopraffatta da ciò che avveniva sulla pagina, mi è tornato in mente Il piccolo campo di Erskine Caldwell. Non perché sia un thriller come questo di Alex Taylor né perché racconti una storia simile, ma per l’atmosfera opprimente di rovina ineluttabile che aleggia in tutta la narrazione.
Nel giardino di marmo nessuno può sfuggire al proprio destino rappresentato da Loat, capo indiscusso e motore di ogni cosa.
Loat è un personaggio mostruoso, egoista, incapace di amare senza possedere e tutti sono condizionati, o lo sono stati in passato, da lui.
Il romanzo è una vera e propria discesa all’inferno e l’arrivo del camionista, personaggio ambiguo e quasi luciferino, conferma spietatamente che nessuna salvezza è prevista.
Eppure il mondo è un posto bellissimo e Alex Taylor ce lo ricorda in ogni pagina con le sue vibranti descrizioni della natura. L’autore non manca mai di raccontare l’erba smossa dal vento, il volo degli uccelli, i bombi ebbri di caldo. Ma ci dice anche che tanta bellezza non serve a nulla se gli uomini che la abitano non sanno farsene ispirare.
Il finale del romanzo è straziante e molto cinematografico, come del resto l’intera narrazione che si presta benissimo ad essere trasposta su pellicola.
Un romanzo duro, crudele, spietato, quasi un western nelle sue atmosfere tese e nei dialoghi sferzanti. Una storia dove non c’è posto per la pietà e il perdono ma homo homini lupus è l’unica legge per sopravvivere.
Buona lettura.
Il giardino di marmo
Alex Taylor
Edizioni Clichy, 2022, p. 344, €. 19,00