La chiamavano Génie la matta.
La recensione di Génie la matta di Inès Cagnati
Quanta bellezza e quanto dolore in questo libro. Una storia devastante che ti annienta, dove la colpa si espìa solo con la morte e la pietà non si affaccia mai.
Génie è la matta del paese. Così la chiamano tutti: la matta.
Eppure non è matta per niente. È solo una ragazza vittima di stupro che, rimasta incinta, ha deciso di tenersi la bambina e per questo è stata allontanata dalla famiglia, la più ricca e la più rispettata del paese.
Vive di elemosina Génie. Ma non l’elemosina che si fa ai margini delle piazze. Génie la sua elemosina se la suda ogni giorno col freddo e col caldo, col sole e col vento.
Va a lavorare in campagna e nelle fattorie. Si spezza la schiena tutti i giorni e in cambio riceve un canestrino di frutta e un po’ di verdura.
Vive in una baracca ai margini del bosco con la figlioletta. Una bambina, voce narrante del libro, che la rincorre, la anela, la segue come un’ombra, terrorizzata all’idea di essere abbandonata, di perdersi e perdere quella madre parca di abbracci e di parole.
Una vita drammaticamente incerta dove anche le piccole gioie sono destinate a finire in maniera feroce.
La mia opinione su Génie la matta di Inès Cagnati
Credo che questo sia stato il libro che più mi ha devastata. Bellissimo, brutale, ammaliante nella sua prosa poetica, assonante, ripetitiva come una nenia ma capace di strizzarti il cuore all’improvviso a mani nude e senza preamboli.
Una storia così è una storia che non si dimentica. Come non si dimenticano le poetiche descrizioni, la campagna profumata, assolata oppure nebbiosa e fredda, la placida Rose, sogno di una bambina che voleva un po’ di compagnia nei lunghi pomeriggi passati ad aspettare.
Una bambina follemente innamorata di sua madre e disperatamente alla ricerca del suo amore. E la voce che ci racconta di Génie è una voce spezzata dalle corse fatte per raggiungerla, inframmezzata dai sussurri al crepuscolo mentre attende i passi amati sul sentiero che porta a casa, cullata dai respiri caldi e pesanti di stanchezza prima di addormentarsi.
Più di ogni cosa si rimane annichiliti dalla mancanza di pietà del microcosmo in cui si muovono i personaggi. Tutti puniscono Génie che ha osato scegliere di vivere col frutto della sua colpa, come se avesse scelto lei di essere stuprata. E per questa colpa deve accettare supinamente di essere sfruttata, ignorata, umiliata.
Gènie viene perennemente colpevolizzata ma anche chi tenterà di aiutarla sarà a sua volta punito. Perché la legge non scritta del mondo rurale in cui vivono decreta che non c’è salvezza per quelli come Génie. Chi si ribella, chi osa scegliere diversamente dal sentire comune non merita nulla. Nemmeno la pietà.
Un libro assurdamente bello. Terribile per tutto il dolore che racconta e che lascia nell’animo del lettore, per quell’aura di perfetta, dolorosa immobilità in cui ci ritroviamo avvolti e che non ci abbandona mai fino al tragico finale.
Buona lettura.
Génie la matta
Inès Cagnati
Adelphi, 2022, p. 184, €. 18,00