Le streghe di Manningtree, A. K. Blakemore

Manningtree e Mistley sono due paesi che insieme formano una specie di piccola città, ordinatamente appaiati come due zoccoli, il destro e il sinistro, a cavallo delle acque della Holbrook Bay su un’ansa dello Stour.

La recensione di Le streghe di Manningtree di A. K. Blakemore

Esordio nella narrativa della poetessa A. K. Blakemore, Manningtree è un libro basato su vicende reali e documentabili. I personaggi sono tutti esistiti.

Il romanzo è una bella rievocazione di uno dei momenti più oscuri della storia inglese. La caccia alle streghe infatti non si è limitata soltanto ai fatti di Manningtree ma ha attraversato tutto il paese.

Tra il 1644 e il 1646 vengono denunciate per stregoneria nelle zone vicino a Londra circa duecento donne e due uomini. Una quarantina vengono condannate all’impiccagione.
Il Sussex e in particolare la città di Manningtree fanno da sfondo all’opera di Matthew Hopkins, inquisitore e autore del volume La scoperta delle streghe.

Manningtree era un villaggio con una manciata di casupole poverissime dove vivevano le donne accusate di stregoneria. Siamo negli anni della guerra civile inglese, delle lotte contro i papisti e Maria Stuart.
A Mannigtree sono tutti puritani, nelle loro rigide vesti grigie, i sermoni da due ore e una netta divisione tra chi ha da mangiare tutti i giorni e chi si arrabatta come può.
Rebecca e sua madre Anne fanno parte della seconda categoria e vivono in una capanna ai margini del bosco da sole. Sono donne con un minimo di alfabetizzazione per poter leggere le Sacre Scritture e saranno proprio loro le prime ad essere accusate di stregoneria.

Tutto inizia da un ragazzino di undici anni che viene sgridato da Anne e che si ammala pochi giorni dopo. La stranezza della malattia, la povertà di Anne e l’arrivo in città di Matthew Hopkins, profondo conoscitore della stregoneria, fanno il resto. Per Anne, Rebecca e la vecchia Bess non c’è speranza. Hopkins è certo della loro colpevolezza, certo che siano streghe in combutta col Maligno.

La mia opinione su Le streghe di Manningtree di A. K. Blakemore

L’autrice racconta in maniera eccellente il periodo storico, la povertà, la paura e le accuse generate da quello che, ai nostri occhi, non può che essere catalogato come follia collettiva. Infatti tutti, pur di salvarsi dal cappio, erano pronti ad accusare il vicino o chi aveva commesso uno sgarbo in passato. I metodi usati per ottenere la piena confessione della strega si basavano sulla tortura e, pur di non soffrire più, le accusate erano pronte a dire tutto ciò che l’inquisitore voleva. Le donne di Manningtree ad esempio vennero tenute prigioniere per più di un anno in condizioni disumane prima di essere impiccate.

La lettura del libro è un’esperienza molto forte. Turba moltissimo assistere, impotenti, alla ferocia e alla follia di Matthew Hopkins, e di tutti gli altri come lui. Uomini convinti di essere sempre nel giusto. Bisogna anche ricordare che l’Inquisitore veniva pagato profumatamente dalle città che lo chiamavano per scoprire il maligno, a volte bastava che la panna inacidisse per dichiarare che c’era una strega nei paraggi.

La cosa che colpisce, oltre alla meravigliosa copertina, è la scrittura di A. k. Blakemore. La sua è una prosa potente ed evocatrice, capace di ricreare perfettamente lo scenario in cui si muove la vicenda. L’autrice ci fa immergere totalmente nel 1644. Siamo in prigione con Rebecca e le altre, assistiamo ammutoliti e inorriditi all’impiccagione, sentiamo sulla lingua l’umido dei boschi così come il sapore acidulo del sidro.

Le streghe di Manningtree è davvero un bel libro che, più di ogni suo predecessore, ci ricorda quanto le donne siano state odiate, perseguitate, torturate e condannate dagli uomini nel nome della religione e dell’idea che, in quanto inferiori, fossero facilmente preda di intenti malvagi.
Una lettura splendida.

Le streghe di Manningtree
A. K. Blakemore
Fazi, 2023, p. 336, €. 18,50

Francesca, 44 anni, mi firmo come SIBY su Zebuk. Amo leggere e fin da piccola i libri sono stati miei compagni. Leggo di tutto: classici, manga, thriller, avventura. Unica eccezione Topolino; non me ne vogliate ma non l’ho mai trovato interessante.

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