I braccianti delle montagne e i messicani arrivarono lo stesso giorno. Era un mercoledì dell’inizio di settembre del 1952. A tre settimane dalla fine, i Cardinals erano cinque partite sotto rispetto ai Dodgers e la stagione sembrava perduta. Il cotone, più alto di me, arrivava alla cintola di mio padre che prima di cena bisbigliava al nonno parole che sentivo di rado. Sarebbe stato forse un “buon raccolto”.
Dalla voce di un bambino una panoramica sull’Arkansans port-bellico, uno degli stati del profondo sud americano, terra di braccianti agricoli e grandi latifondi, terra di uomini avezzi alla fatica, dalla pelle cotta dal sole cocente.
Prima del boom economico, prima dei grandi sviluppi della seconda metà del ‘900 Grisham, abbandonate toghe ed aule di tribunale, delinea con incredibile maestria la realtà delle terre che gli hanno dato i natali.
Un racconto di povertà e di fede, di fatica e di lavoro, ma soprattutto un racconto di polvere, quella fine, terrosa, che la tempesta solleva e ci si ritrova dappertutto, tra le vesti come nelle fessure.
È la storia di un ragazzo costretto a crescere in fretta, a rinunciare ad un’infanzia a cui a diritto ma che la rudezza del mondo non gli concede. Ma crescere non gli impedirà di portare a termine il suo sogno più grande, quello di un bambino per cui tutto è possibile…
LA CASA DIPINTA
John Grisham
Mondadori, 2002, 335 pagine, 9.50€
Letto tempo fa, ricordo che mi era piaciuto…magari è l’occasione per una seconda lettura.
Ho sempre voluto leggere Grisham ma non l’ho mai fatto… forse è ora che incominci…
[…] mi piace tanto. Dopotutto, era già qualche tempo che desideravo leggerne la versione in italiano, La casa dipinta. Insomma, diciamocelo chiaro: ogni scusa per me è buona per allargare la libreria di […]