Incontri Speciali: Clara Sanchez

Intervistare uno scrittore è sempre una nuova sfida.
Quando, poi, la persona che hai la fortuna di incontrare, seppure soltanto telefonicamente, ha così tanto da raccontare, può essere solo un arricchimento per chi la ascolta.
Questi, i primi pensieri che ho avuto la scorsa sera non appena terminata la telefonata con Clara Sanchez, autrice de Il profumo delle foglie di limone, recensito lunedì scorso su zebuk.

Questo il contenuto della nostra piacevolissima chiacchierata.

L’Intervista

  • Il profumo delle foglie di limone parla di un argomento forte. Com’è nata la storia che viene raccontata nel romanzo? La vicenda nasce da lontano. Quando ero giovane sono andata a vivere in provincia di Alicante, sulla Costa Blanca. E dopo qualche tempo che vivevo li, ho scoperto che il mio vicino di casa era stato un criminale nazista. In quel momento è stato un po’ come se io fossi la Sandra del libro, perchè ho provato le sue stesse sensazioni. Il suo nome era Gerhard Bremer. Ora è morto ed è anche stato seppellito nel cimitero del paese. A questa esperienza se n’è aggiunta un’altra. Tempo fa, su una rivista ho trovato la foto di una coppia di nazisti, che vivevano impunemente, e tranquillamente, in mezzo a tutti gli altri. Da li è nata l’idea per creare questo romanzo.  Terrei ad aggiungere che i nazisti del mio romanzo non sono dei nazisti convenzionali come siamo abituati a vederli. Sono vecchietti, con i bermuda, che vanno al supermercato alla ricerca di prodotti dietetici. Nel caso di Fredrik e Karin vediamo l’indulgenza all’opera, quella di una società democratica, che ha consentito loro di vivere e invecchiare in tranquillità in Spagna.
  • Sandra, quando scopre che Karin e Fredrik sono criminali nazisti, fa fatica a crederci. Un po’ come quando vengono intervistati i vicini di casa di qualcuno che ha commesso un crimine. Si tende a ripetere: “Sembra una così brava persona”. Perchè è così difficile riconoscere il male quando ce lo troviamo vicino? Vorrei rispondere con una frase un po’ lapidaria: perchè i mostri peggiori sono quelli che si nascondono dietro ad un sorriso benevolo.
  • Come è nato il personaggio di Sandra? Si è ispirata soltanto alla sua esperienza personale? E quale tra i personaggi creati ha avuto più difficoltà a delineare? Sandra è un personaggio pieno di incertezze, senza un uomo accanto e con un figlio in arrivo. In parte è un po’ il riflesso della mia esperienza personale. Ma è anche l’incarnazione delle giovani donne spagnole di oggi che, per certi versi, ma solo  in apparenza,  hanno una grande indipendenza. Però poi, viste sotto un’altra prospettiva le scopriamo prive dell’ opportunità di realizzarsi. Questo per colpa della nostra società che nega loro molte possibilità.
    Il personaggio che ho trovato più difficoltà a delineare è quello che nel libro chiamo l’Angelo Nero, anche lui  basato un personaggio realmente esistito, e che era un magnate, un potente uomo d’affari e sostenitore del partito nazista.
    Ed è stato anche un uomo intelligente. Il difficile è stato, quindi, per me capire come una persona all’apparenza intelligente potesse aver compiuto cose tanto orribili.
  • Lei ha affermato che scrivere questo romanzo le ha insegnato che, alla fine, i cattivi vincono sempre. Io, che voglio vedere il bicchiere sempre mezzo pieno, le chiedo: per lei non esiste proprio speranza che il bene possa trionfare prima o poi?
    Forse sono stata un po’ troppo estrema nel dare quel giudizio. Diciamo che, tra i due, è il male che compare in modo più palese, più delineato. Rimane certamente più impressa un’azione cattiva piuttosto che una buona. Chiaramente in cuor mio mi auguro che le cose possano cambiare e che il bene possa trionfare. Magari vivessimo in un mondo esente da guerre e da fame! Il fatto è che credo che il male per sua natura è più forte e più visibile.
  • Ha avuto difficoltà a portare avanti una parte della trama, o il finale? In realtà non ho avuto particolari momenti di difficoltà. In genere mi blocca un po’ quando devo mettere a fuoco uno stato d’animo e, magari, non so come renderlo in modo preciso.
  • E l’ultima domanda. Secondo lei, cosa non dovrebbe mai dimenticare uno scrittore quando inizia a scrivere un libro? Che non si scrive per mai compiacere qualcuno!

Ringrazio Clara Sanchez per il suo tempo, la Garzanti per avermi proposto la recensione e l’intervista e le mie colleghe virtuali per il sostegno (cosa farei senza di voi?).

40enne, mamma di una ex Vitellina, moglie di un cuoco provetto. Le mie passioni: lettura e scrittura. E ZeBuk. Fresca Expat in quel di Londra, vago come un bambino in un negozio di giocattoli nei mercatini di libri usati. Forse è questo il Paradiso!

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