Il cacciatore di draghi, J.R.R. Tolkien

Aegidius de Hammo era un uomo che viveva nel bel mezzo dell’isola di Britannia. Il suo nome completo era Aegidius Ahenobarbus Juilius Agricola de Hammo; perché la gente era riccamente dotata di nomi in quei tempi, ormai molto lontani, quando quest’isola era ancora felicemente divisa in molti reami. C’era più tempo allora, e c’era meno gente, così che la più parte erano uomini di distinzione. Adesso quei giorni sono comunque finiti, e d’ora in poi darà al nostro uomo il suo nome abbreviato e nella forma volgare: questi era Giles l’Agricoltore di Ham e aveva una barba rossa.

La recensione di Il cacciatore di draghi, J.R.R. Tolkien

Un gigante del Nord a passeggio si perde e finisce nel Regno di Mezzo e più precisamente nei terreni del Fattore Giles, che, avvertito dal suo cane Garm, riesce a cacciarlo con il suo trombone, caricato a “vecchi chiodi, pezzi di fil di ferro, cocci di terraglia, ossi, sassi e cianfrusaglie varie”.

Gli abitanti del suo villaggio esultano: il Fattore Giles è diventato un eroe e la sua reputazione si diffonde in lungo e in largo per tutto il Regno di Mezzo, fino a giungere all’orecchio del Re, che lo ricompensa con una vecchia spada: nessuno se ne era accorto ma si trattava di una spada magica, chiamata Caudimordax (in volgare “Mordicoda”), famosa per la sua caratteristica principale: non rimaneva nel fodero se c’era un drago nelle vicinanze…

Il gigante racconta ai suoi amici che nel Regno di Mezzo non esistono più cavalieri, soltanto insetti fastidiosi (i colpi del trombone di Giles) e col suo racconto stimola un drago, Chrysophylax Dives, ad esplorare l’area per cercare cibo e tesori.
Tutti si rivolgono a Giles, L’Eroe della Campagna, affinché se ne occupi…

La mia opinione di Il cacciatore di draghi, J.R.R. Tolkien

Ancora una volta Tolkien mi ha stupito: c’è un’ironia che non avevo trovato nei suoi classici, un modo di fare parodia, di sfruttare i personaggi di fantasia per alludere a personaggi reali, che mi è piaciuto.

Il libro è dedicato ai ragazzini, dagli 11 anni in poi, e di sicuro a quell’età si legge come una divertente favola, immersa in un mondo fantastico di draghi, cavalieri, spade magiche e cani parlanti, ma per chi è un po’ più grande, c’è tanto in più da scoprire: il drago come summa di tutti i mali, condensati in un unico essere, la capacità di condividere la fortuna con chi la merita, il coraggio di affrontare chi sembra invincibile e poi si rivela debole e arrendevole.

Una di quelle storie della tradizione che sanno insegnare che non occorre essere ‘grandi cavalieri’ per sconfiggere i cattivi e che con un po’ di coraggio e di furbizia, nonché un pizzico di intervento degli eventi esterni, è possibile diventare eroi, anche se si è solo e soltanto l’ultimo agricoltore del reame!

 

Il cacciatore di draghi
J.R.R. Tolkien
Bompiani (collana I libri di Tolkien), 2005, 143 pagg., € 19,00
ISBN: 978-8845259906

Polepole è Silvia, lettrice affamata e da poco tempo molto selettiva, geometra, architetto, perenne studente della vita. Sono nata nel 1973, in un soleggiato ultimo giorno di aprile, ho un marito e due figli meravigliosi, che riempiono la mia vita di emozioni belle. Passerei l’intera esistenza sui libri, con tazza di cioccolata fumante al seguito, senza distogliere lo sguardo se non per farmi conquistare dalla copertina di un altro libro.

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