Fra cento anni, d’altronde, pensavo giunta sulla soglia di casa, le donne non saranno più il sesso protetto. Logicamente condivideranno tutte le attività e tutti gli sforzi che una volta erano stati loro negati. La balia scaricherà il carbone. La fruttivendola guiderà la macchina. Ogni presupposto basato sui fatti osservati quando le donne erano il sesso protetto sarà scomparso; ad esempio (in strada stava passando un plotone di soldati) l’idea che le donne, i preti e i giardinieri vivano più a lungo. Togliete questa protezione, esponete le donne agli stessi sforzi e alle stesse attività, lasciatele diventare soldati, marinari, camionisti e scaricatori di porto, e vi accorgerete che le donne muoiono assai più giovani e assai più presto degli uomini; cosicché si dirà: “Oggi ho visto una donna”, come si diceva “Oggi ho visto un aereo”. Può accadere qualunque cosa quando la femminilità cesserà di essere un’occupazione protetta, pensavo, aprendo la porta.
Parlando di donne, non potevo esimermi dal menzionare un’autrice che, a modo suo, ha rivoluzionato il modo di essere donna e scrittrice.
Virginia Woolf.
E in particolar modo questo suo saggio, pubblicato per la prima volta il 24 ottobre 1929 e basato su due conferenze che la Woolf tenne a Newnham e Girton (i college femminili dell’Università di Cambridge) nel 1928.
Una stanza tutta per sé è importante perchè ripercorre la storia delle donne dal punto di vista letterario, le difficoltà che avevano incontrato per poter non tanto scrivere, quanto per vedere pubblicate le proprie opere (tanto che alcune ricorrevano a pseudonimi maschili).
E perchè rappresenta un invito ad alzare la testa, a rivedere il proprio ruolo nella società.
La Woolf, inoltre, non afferma una verità assoluta, ma fornisce un opinione sul mondo femminile.
E per lei, una donna che vuole iniziare a fare la scrittrice ha bisogno di poche cose:
denaro, cibo adeguato e una stanza tutta per sé
E quest’opinione è come se fosse l’opinione di tutte le donne, della sua epoca e anche precedente.
Di tutte quelle donne, cioè, che nel corso dei secoli sono state forzate al silenzio per via della loro condizione inferiore.
Un saggio rivoluzionario, dicevamo.
Nel quale l’autrice mette ben in evidenza la fatica di una donna per emergere.
Le (poche) scrittrici famose non avevano figli, ad esempio.
La Woolf, inoltre, trova un modo per spiegare la differenza sociale tra uomo e donna inventandosi la figura di Judith “la sorella di Shakespeare”.
Ecco.
Se il Bardo avesse avuto una sorella talentuosa quanto lui , difficilmente avrebbe avuto le medesime opportunità di sviluppare il suo dono.
Semplicemente perchè, tali opportunità erano di fatto negate alle donne.
La conclusione della Woolf è che una donna, per avere successo e possibilità deve abbandonare la rabbia e divenire androgina.
E’ la mente androgina, che si libera dal peso della costruzione psicologica maschile e femminile, che permette di vedere le cose obiettivamente.
(inutile dire che un’affermazione del genere è stata pesantemente criticata dalle femministe, altri ci hanno voluto vedere una dichiarazione di bisessualità della Woolf).
Una cosa è certa:
Le donne sono state, di fatto, discriminate socialmente nel corso dei secoli.
E per poter uscire fuori dalla loro condizione di invisibilità hanno dovuto lottare.
Una stanza tutta per sé ha il pregio di essere il manifesto di quest’indipendenza, conquistata a fatica (e spesso poco riconosciuta).
E non sarebbe male rileggere pagine come quelle scritte dalla Woolf.
Anzi.
Può fare soltanto bene.
Una stanza tutta per sé
Virginia Woolf
Feltrinelli, 2013, 156 p., € 9.50