Amore mio, ti sto aspettando. Quanto è lungo un giorno al buio, o una settimana. Il fuoco è spento ormai e io sento un freddo orribile. Forse dovrei trascinarmi fuori ma poi ci sarebbe il sole. Ho paura che sto sprecando la luce per i dipinti e per scrivere queste parole. Moriamo. Moriamo. Moriamo ricchi di amanti e di tribù, di gusti che abbiamo inghiottito, di corpi che abbiamo penetrato risalendoli come fiumi, di paure in cui ci siamo nascosti come in questa caverna stregata. Voglio che tutto ciò resti inciso sul mio corpo. Siamo noi i veri paesi, non le frontiere tracciate sulle mappe con i nomi di uomini potenti. Lo so che tornerai e mi porterai fuori di qui nel palazzo dei venti. Non ho mai voluto altro che camminare in un luogo simile con te, con gli amici. Una terra senza mappe. La lampada si è spenta e sto scrivendo nell’oscurità.
La recensione di Il paziente inglese
Prima dell’inizio della seconda guerra mondiale un gruppo di uomini, di età e nazionalità diverse, sorvolava il deserto del Nord Africa sotto l’egida della Reale Società Britannica. Conoscevano ogni duna, ogni grotta di quella terra arida. I meravigliosi dipinti dei nuotatori nel Gilf Kebir, per esempio, scoperti proprio da uno di questi esploratori: Il Conte Almasy. La guerra spezzerà quelle vite e quelle amicizie.
Italia, sul finire del secondo conflitto mondiale. Un misterioso paziente, di cui tutti ignorano la vera identità ma che tutti credono inglese, viaggia con un convoglio ospedaliero in Toscana. Una delle infermiere, la canadese Hana, stanca delle brutture e delle morti della guerra, decide di fermarsi col misterioso paziente in un convento. Raggiungerà i commilitoni quando la guerra sarà finita. In una sorta di Eden racchiuso dalle mura del convento scorrono i giorni. Presto la solitudine dei due verrà interrotta dall’arrivo di una spia, Caravaggio, e da quello di due artificieri inglesi.
Hana accudisce il paziente ogni giorno e passa molto tempo a leggere da Le storie di Erodoto. Le parole e i racconti fanno volare la memoria del paziente che ricorda ciò che accadde e che l’ha portato a finire i suoi giorni in un letto d’ospedale, col corpo ricoperto di cicatrici a causa dell’incidente in cui ha quasi perso la vita. Il paziente, che altri non è se non il Conte Almasy ricorda il suo grande amore per Catherine e come questo amore lo accompagni ancora nei suoi ultimi giorni.
Questo è un film struggente, su un amore che continua ad ossessionare, insieme ai rimorsi, a distanza di anni. Un amore per cui si va contro ciò in cui si crede perché ci interessa solo che l’altra metà stia bene. Se l’amore è davvero una malattia da cui non si guarisce mai del tutto Almasy ne è un ottimo esempio. Nel suo letto, nel convento, rivive l’amore con Catherine, amore nascosto perché lei è sposata, rivive ogni istante, ogni parola e gesto. Un amore talmente ancorato al passato da non trovare assoluzione nel presente se non con la morte.
Ogni notte tagliavo il mio cuore, ma al mattino era pieno di te.
Al contrario l’amore tra Hana e Kip, uno degli artificieri, è quanto di più leggero e felice si possa immaginare sul finire di una guerra. Un amore salvifico che aiuta e dona il sorriso.
La mia opinione su Il paziente inglese
La prima volta che ho visto questo film l’ho odiato. Mi sembrava troppo melenso, troppo romantico, troppo esagerato, troppo tutto insomma. Invece mi sbagliavo. Questo è un film che quando lo rivedi, e capiterà fidatevi, ti sembra più bello e più ricco. Sarà che il regista Minghella era famoso per la sua maniacalità però non c’è un fotogramma sbagliato. La luce, i colori, il deserto sinuoso, la polvere: tutto c’è perché è giusto che ci sia.
Un consiglio spassionato: vedetevelo in lingua originale. Anche se avete bisogno dei sottotitoli. Anche se vi dà noia. Gli attori sono talmente vibranti, eccezionali, perfetti nei loro ruoli che vanno goduti e ascoltati nella loro vera voce perché l’attore non è soltanto un bel viso che viene bene nelle riprese, un attore è fatto di gesti, espressioni e voce.
Io questo film lo consiglio: ai romantici e agli spocchiosi dell’amore. A chi si commuove al minimo soffio di vento, come me, e a chi è corazzato. I bei film non vanno schedati dicendo: non è il mio genere. I bei film non hanno genere.
Vedetelo, fatevi trasportare dalla bellissima colonna sonora e dai racconti di Erodoto, dal fuoco dei bivacchi nel deserto e dalle fresche mattine italiane. E soprattutto non guarite mai dalla malattia chiamata amore.
Titolo originale: The English Patient; Genere : Drammatico, Regia: Anthony Minghella; Cast : Ralph Fiennes, Juliette Binoche, Willem Dafoe, Naveen Andrews, Kristin Scott Thomas; Durata :162′ min.