A passeggio tra la poesia: i primi passi

Comincia oggi il nostro percorso per scoprire la poesia, perchè crediamo che questa meravigliosa parte della letteratura non possa rimanere confinata in una nicchia di esperti, anzi vada fatta comprendere e amare a quanta più gente possibile.

Per accompagnarci in questo bel cammino abbiamo chiesto aiuto a Fosca Massucco, che conosciamo come blogger ma che soprattutto è una poetessa con i fiocchi (questo il sito), che sta ricevendo numerose attestazioni di stima e che noi apprezziamo molto (in uscita prossimamente il suo libro di poesie, ve ne parleremo). Lei ci aiuterà a capire da dove cominciare e in quale modo affrontare la poesia. Grazie a Fosca e a chi vorrà darci dei riscontri appassionati.

Fino a 18 anni tutti scrivono poesie.
Dopo quell’età, solo due tipi di persone continuano a farlo: i poeti e i cretini
(Fabrizio De Andrè su Benedetto Croce – o così tramandano)

Quando la Lucia mi chiese di scrivere di poesia su Zebuk, la mia prima incognita fu “di poesia” o “di poesie”?
Sembrano uguali ma non lo sono affatto.
Quindi al fine di iniziare bene questa serie di saltuari sporadici post su Zebuk (che ringrazio per l’accoglienza, per il tifo e per la pazienza), vorrei chiarire: qui io parlerei di “poesia”, che ne dici Staff?

La poesia abbordabile, periferica e stimolante; quei versi che sono sfuggiti fortunosamente a chi raccoglie frasi stucchevoli per i Baci Perugina (non se ne vogliano gli sponsor, ammesso che ce ne siano qui su Zebuk), differenti dal Foscolo, dal Leopardi e dal Carducci (quelli, poi, vengono da sé eventualmente a rimorchio dell’interesse).
Due righe, venti parole, invece.
Oppure un libro, dritto e filato, quello che “mai più avrei detto che leggevo un libro di poesie e invece”.

La poesia (non le poesie) è l’“invece”.

L’inatteso.

Una dipendenza inebriante come il vino o il sesso, ma con effetti collaterali più potenti: niente mal di testa, nessuna sorpresa il mattino dopo, la poesia regala una coscienza di noi stessi durevole e attraverso il più sopraffino dei gusti, quello guidato dall’anima.

Un esempio?
Inizio andando sul personale, col mio rifugio, i versi che da 10 anni, ogni volta che li rileggo (e chi mi conosce lo sa perché li ho già proposti spesso sulle mie pagine di Facebook) mi rasserenano l’anima, valgono come un abbraccio della più cara delle amiche, come il conforto della parola meglio detta, un momento lungo qualche riga che mi ricorda come la bellezza vada solo scoperta, la vita è lì ad aspettarmi.

Ecco che piove,
come se da lontano un cuore astrale
lasciasse andare ogni ragionamento,
e noi sentiamo scorrere il minuto
che ricompone il mondo in un pensiero –
ed è il tempo di un bacio, di un saluto.
Di tali cose l’esistenza ha amore.

da “Lettera a Rosi” Silvia Bre – Le Barricate Misteriose [Einaudi, 2001]

Silvia Bre, se google-ate, la troverete come una delle poetesse più potenti e significative di questi ultimi anni. Non è né vecchia, né brutta, né noiosa. Men che meno saccente.
E’ bella, discretamente giovane e intensissima, una figura carismatica attraverso i versi e fuori da sé. Il suo “cuore astrale” che si nutre di momenti minuscoli, i nostri, mi riporta a pensare ad un mondo limpido quando tutto mi frana addosso. L’esistenza piena d’amore per i gesti quotidiani d’affetto, l’esistenza che ama noi, e non viceversa, mi rimette in pace con tutti ogni volta che la leggo.

Poesia e non poesie, le poesie le scriviamo o le abbiamo scritte tutti, come recita l’incipit di questo post.
Per un innamorato perduto, per un dispiacere adolescenziale, incantati davanti ad un tramonto.
E ci sta, scrivere poesie. Fa bene a chi lo fa. Poi però si smette, quasi sempre.
Invece scrivere “poesia” fa bene (anche) a chi la legge.

Per fare una prateria bastano
un trifoglio, un’ape,
un trifoglio, un’ape
e un sogno.
Può bastare il sogno
se le api sono poche.

Emily Dickinson (1830-1886) – Poesie, 1850-1886

In questo inverno, non solo meteorologico, in questo momento sociale terrificante, non ci sono più “trifogli” né “api” accanto. Non so voi, io raramente le trovo.
Siamo accompagnati dalle incertezze, dalle difficoltà e dalle sfide.
Ecco, se le api son poche, sogniamo. Pare che basti.

 

Se vi siete incuriositi e pensate di acquistare i libri segnalati, passate dai nostri link, noi ne saremo contente!

FOSCA MASSUCCO è nata a Cuneo e vive vicino ad Asti. Fisico Acustico e Tecnico del Suono, moglie del jazzista e compositore ENRICO FAZIO. A marzo 2013 è stata pubblicata la sua raccolta di poesie “L’OCCHIO E IL MIRINO” Ed. L’Arcolaio.

2 COMMENTS

  1. Passo da Zabuk per caso e ti trovo qui. A parlare di poesia.
    Compito non facile.
    Oggi ho trovato un trifoglio e la mia ape. Grazie

  2. Grazie Nora.
    Hai ragione, compito non facile parlare di poesia ed infatti non è quello che farò.
    L’idea è di fare una “passeggiata” dentro qualche spunto, chissà che serva ad appassionare, avvicinare o spingere a scrivere qualcuno?

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