Egli era attirato dallo sguardo innamorato di lei come una pianta è attirata dalla luce.
Narra la storia di Anna, sposata con un marito che non ama, ha un figlio che adora, ma forse non abbastanza visto che si innamora di un ufficiale dell’esercito, Vronskij, incontrato per caso in una stazione ferroviaria.
La storia inizia con un matrimonio in crisi, quello del fratello di Anna, che le chiede di intercedere per lui con la moglie che ha scoperto di essere stata tradita. Alla stazione Anna assiste alla morte di un operaio, che segna l’inizio della fine ed è qui che incontra Vronskij. Ed è proprio alla stazione che Anna si suiciderà alla fine del romanzo. Da quel momento la vita di Anna cambia, si sente desiderata ed amata dall’ufficiale, ma il loro è un amore impuro, che non verrà mai perdonato soprattutto dopo la nascita della figlia illegittima.
Fino a quando Anna non commette adulterio, è una donna rispettata ed amata da tutti, ma stanca di fare sempre le stesse cose.
Anche questo lo capisco. Io e milioni di uomini ricchi e poveri, sapienti e ignoranti, nel passato come nel presente, siamo d’accordo nel pensare che bisogna vivere per il bene. La sola conoscenza chiara, assoluta che possediamo è questa, e non si può spiegare con la ragione: è al di fuori della ragione e non ha nessuna causa e non può avere nessun effetto. Se ha una causa, il bene non è più bene, e se ha un effetto (la ricompensa) egualmente non è più bene. Perciò il bene è oltre la catena delle cause e degli effetti.
Il finale del libro mi pesa come un macigno e non posso non pormi alcune domande sul perché Anna decida di suicidarsi. Mi chiedo se è davvero la società perbene a condannarla o se semplicemente non si senta più amata. Negli ultimi giorni Anna sembra folle, insoddisfatta della scelta fatta per sé, ma nonostante tutto non ritorna dal marito che odia.
La storia di per sé è abbastanza banale, comune direi, a differenza del modo di essere di Anna, nemmeno l’autore la giustifica, ma lei non si sente mai colpevole, ma vittima di tutti, della società all’inizio che la condanna, del marito e poi dell’amante.
Nonostante mi sia piaciuto molto il suo personaggio, io mi permetto di condannarla, perché la sua smania di vivere non le ha fatto prendere decisioni corrette, ma ha creato una serie di eventi che le si sono riversati contro.
Anna non riesce ad amare neanche se stessa, si fa trascinare dalla passione, mentre Vroskj l’ama come è capace, ma senza vergogna, si batte per la scelta fatta.
Emerge l’ipocrisia russa fondata sulle relazioni extraconiugali, dove all’uomo è concesso il tradimento mentre le donne vengono allontanate, perché dovrebbero’ essere prima mogli e mamme e non pensare ai propri bisogni e desideri.
Lo sbaglio di Anna non è solo il fatto di desiderare un altro uomo, ma ancor più grande è l’errore di innamorarsi di lui.
Quando è qui non può, non osa, non amarmi.
L’autore
Lev Nikolaevič Tolstoj nasce 28 agosto 1828; da una famiglia aristocratica, appartenente alla nobiltà russa.
La madre muore quando ha due anni e rimane orfano del padre all’età di nove, viene cresciuto da una zia che gli permette di andare all’Università.
Si arruola come ufficiale dell’esercito nel 1851; partecipa nel 1854 alla guerra di Crimea. Inizia la sua carriera di scrittore con “I racconti di Sebastopoli”.
Tra il 1856 al 1861 si sposta tra Mosca, Pietroburgo, dopo aver lasciato l’esercito.
Nel 1860 la morte del fratello lo sconvolge e si sposa con Sofja Andrèevna Behrs.
In quesiti anni nascono i suoi capolavori più noti, “Guerra e pace” (1893-1869) e “Anna Karenina” (1873-1877).
Lev Tolstoj muore all’età di 82 anni, il giorno 20 novembre 1910, a Astapovo.
Anna Karenina
Lev Tolstoj
Garzanti, 2012, p. 840, € 9,00
Foto: grazia.it