Roberta Michelotto : Sentirsi diversi e non essere riconosciuti

Il tema che affrontiamo questo mese è veramente impegnativo, difficile, controverso e che per certi aspetti fa paura:

La diversità.
Spesso i pensieri che accompagnano il concetto di diversità, si caratterizzano per una connotazione negativa.
Tutto quello che è diverso da noi, dal nostro modo di pensare e vedere la vita, viene vissuto almeno inizialmente, con distacco e timore.

Ma cosa ci rende così insofferenti di fronte alla diversità?

Penso che ognuno di noi abbia provato almeno una volta la sensazione di sentirsi diverso dagli altri: per il modo di vestire, di pensare, per il tipo di letture, per l’aspetto fisico, per una qualsiasi forma di invalidità momentanea o permanente ecc… In una società come la nostra frettolosa e superficiale, è facile sentirsi lasciati indietro e questo fa soffrire.
Per sentirci considerati, siamo portati a conformarci agli altri, ad essere uguali alle persone che ci circondano.

 

Eppure siamo tutti diversi, così splendidamente diversi da non renderci conto del valore dalla nostra diversità.

Qual’ è la prima sensazione che si prova nel sentirsi diverso dagli altri?
Il senso di esclusione.
Essere diverso, sentirsi diverso, significa nella maggior parte dei casi, venire esclusi dal resto del gruppo, emarginati e non capiti dalla propria comunità. L’essere esclusi porta alla solitudine fisica e mentale.
La diversità fa paura perché ci costringe a riflettere sul fatto che tutti noi in qualche modo (più o meno manifesto) siamo diversi o potremmo esserlo agli occhi degli altri.
Questo pensiero è così difficile da gestire che si preferisce allontanarlo dalla mente e dal cuore, sperando di non essere mai etichettati come dei diversi.
Se si vuole affrontare il tema della diversità bisogna avere chiaro in testa il concetto di normalità.

Quindi, cosa o chi può essere definito normale e in base a quali regole o canoni viene stabilito cos’è normale da quello che non lo è?
Se iniziamo a porci queste domande la parola diversità può assumere un significato interessante e sicuramente non ben definito.
Normalità e diversità si basano sul giudizio, sul tipo di valutazione che noi attribuiamo alle cose e alle persone.

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Giudizio, dettato da regole sociali più o meno condivise ma quasi sempre accettate proprio per evitare di finire ai margini della società.
In ogni relazione, la percezione che abbiamo degli altri ci mette in evidenza qualsiasi tipo di diversità che altera il nostro concetto di normalità.
Ci sforziamo ad osservare e studiare gli altri, il loro comportamento e la loro realtà, proprio per identificarne quelle caratteristiche che li rendono ai nostri occhi accettabili o meno, soggetti da far entrare del nostro gruppo o da tenere ai margini.
Ognuno di noi vede gli altri e percepisce se stesso attraverso il filtro del proprio “specchio deformante”. Nell’osservare la realtà (ricordiamo bene che si tratta della nostra realtà), tendiamo a distorcere alcune caratteristiche che possono far apparire quello che vediamo come meno gradevole, diverso da come avremmo voluto e per questo forse, rifiutato.
In base al nostro mondo intrapsichico e al sistema relazionale, il giudizio che diamo a situazioni, persone o cose cambia costantemente, a seconda di quanto sentiamo minacciato il nostro senso di sicurezza e di appartenenza al gruppo.
Vivere in una società, comporta per tutti un processo di adattamento continuo, in cui da un lato l’individuo si adegua alla struttura sociale ma dall’altro si attiva per modificare e migliorare questa stessa struttura.
L’individuo deve considerare le regole che il suo contesto sociale impone, perché serve a garantire un equilibrio e a non perdersi nel caos esistenziale.
Ma la garanzia di un equilibrio nel vivere sereni, credo che si sostenga solo se viene riconosciuto il rispetto dell’altro. Rispetto e accettazione della propria e altrui diversità.

Se iniziamo a cogliere il valore che ognuno di noi può portare con la propria diversità, forse ne saremo meno spaventati e saremo più propensi a compiere gesti di sostegno verso le diversità altrui.

Capire questo ci può rendere meno egoisti, meno chiusi in noi stessi e più propositivi, disposti a capire, comprendere e ad arricchirci di tutto quello che ci possono “offrire” le persone che consideriamo diverse.
Solo con una vicinanza fisica e mentale alle Persone, riusciremo ad avere meno timore della diversità.
Solo se si ragiona con il cuore (cognizione ed emozione) possiamo aprire la nostra mente agli altri e non averne paura.

 

Letture consigliate:

 

Film consigliati:

A beautiful mind di Howard Ron, 2001
Un’ anima divisa in due di Silvio Soldini 1993
The elefant man di David Lynch, 1980

Roberta Michelotto
Psicologa-Psicoterapeuta per lavoro e per passione. Mamma e moglie per Amore

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