«Lo avete visto?» chiese Porcellino, tutto eccitato, ad Anatra e a Ranocchio, quando li incontrò.
«No. A cosa somiglia?» domandò Anatra.
«Se vuoi proprio saperlo, somiglia a uno sporco lurido topo» rispose Porcellino
«Con i topi bisogna stare attenti» disse Anatra. «Sono ladri.»
«Come fai a saperlo?» chiese Ranocchio.
«Lo sanno tutti» rispose Anatra, offesa.
Nel bosco è arrivato uno straniero. Nessuno sa niente di lui. Solo Porcellino lo ha visto e dice che è «uno sporco lurido topo», mentre Anatra continua a insistere che «È diverso. Noi siamo di qua. Topo non è di queste parti.»
Ma Ranocchio non è convinto e vuole capire meglio e vedere con i suoi occhi.
E quello che vede non è poi così male…
Oggi ho imparato che
È sempre la solita storia: chi è straniero, diverso, sconosciuto è sempre trattato con timore e sospetto. Il “non conoscere” implica la paura che chi abbiamo di fronte possa farci male, essere cattivo, approfittarsi di noi.
Ma i nostri figli meritano di saper andare oltre. Oltre l’apparenza, oltre i luoghi comuni. Glielo dobbiamo!
Questa storia, che fa parte di una collana che – come dice la quarta di copertina raccoglie «libri per imparare a vedere, per “leggere” il mondo da altri punti di vista» – sembra fatta apposta per il tema bambini di questo mese su Zebuk: Cieli Uguali significa questo. Cieli uguali significa che dietro l’apparenza si trovano persone come noi, con cuori come i nostri, con menti come le nostre.
La differenza sta tutta nella volontà che abbiamo di andare oltre quel limite…
Età di lettura: dai 3 anni
Il ranocchio e lo straniero
Max Velthuijs
Bohem Press Italia, 2010, pag. 32
ISBN-13: 978-8895818269