– Mi dispiace, piccolo -. Te l’ho detto anche a voce alta. Chissà quante volte, da oggi in poi, non ti potrò offrire quello che ti serve.
Storia di uno di quei libri conquistati durante un raid di acquisti da fame libresca e poi lasciati lì, a sedimentare.
Siamo nel periodo prenatalizio (ma questa non è una delle cose fondamentali di cui parla il protagonista): Mario – il bambino – è nato da poco e Leonardo – suo padre – ha deciso di scrivere un diario in cui annoterà tutti i pensieri che vuole raccontare a suo figlio, tutte le cose fondamentali di cui gli vuole parlare, al momento giusto. Lo fa perché sa già che quando verrà il momento, in quell’età della ribellione che tutti i figli hanno, lui lo odierà (è un dato di fatto) e non ascolterà le sue parole.
«Io sono stato un bambino felice. Poi, a quattordici anni ho scoperto che era tutta una finzione. Ora tocca a te».
Il problema è che gli adulti tendono a nasconderci alcune verità fondamentali, per proteggerci, per tenerci il più possibile all’oscuro da quelle verità che portano sofferenza. Leonardo, suo padre, non farà questo errore: Leonardo, suo padre, gli racconterà per filo e per segno quello che ha imparato dalla vita: le storie d’amore, gli inganni, i rapporti con la famiglia, le esperienze più scontate e stupide, anche quelle cose di cui non si parla volentieri…
«gli adulti mi tenevano nascosta la verità sulle cose importanti. Mi sono messo a scriverti per non rifare lo stesso sbaglio. Gli adulti pensavano che il mondo sarebbe crollato, se loro fossero stati sinceri fino in fondo. Io lo guardavo, il mondo intorno a me, e non mi piaceva. Vedevo che non piaceva nemmeno agli adulti. Allora proprio non capivo perché mai lo difendessero».
Già, Leonardo, suo padre.
Mario è un bambino meraviglioso: Leonardo lo porta a spasso con la carrozzina, gli fa respirare l’aria del mare, sulla loro isola stretta e lunga. Lo prende in braccio per fargli osservare cosa succede là fuori. Si immedesima in lui, giocando a diventare neonato, a sentire come lui sente. Mario ascolta, contempla, osserva.
Stavo camminando sulla sabbia invernale, solida, pesante. Spingevo la carrozzina con te dentro, mi piaceva voltarmi indietro e vedere le tracce che lasciavamo, due rotaie parallele, un binario curvo, con in mezzo i segni dei miei passi. Il mio percorso dentro il tuo percorso, il mio sentiero dentro la tua via.
Poi un giorno succede qualcosa.
E quelle cose fondamentali – l’amore, il potere, i soldi, la malattia, la morte – non hanno più senso. Lui, suo padre, forse, non ha più senso.
Ho deciso, sì. Ti darò queste pagine quando compirai quattordici anni. Non voglio pensare che effetto ti faranno. Può darsi che mi odierai ancora di più.
Vado avanti, mi inoltro nella verità, ma non ho paura, c’è una bella luce qui dentro, è la luce del tuo sguardo.
Vi dico la verità: la prima parte di questo romanzo è di quelle che – subito – pensi “un altro racconto sdolcinato su un tizio che diventa padre e si trasforma in quegli esseri tutti pappine e moine che non se ne può più”.
Sì, lo è. Anche un po’ comico, a tratti. Esilaranti alcune scene.
Poi accade qualcosa. Il mondo si trasforma, si stravolge. Le parole, quelle che aveva scritto fino ad allora il nostro Leonardo, si riversano continue e senza fine, in un fiume incontenibile e insostenibile che annienta e che, devo ammetterlo, in una prima lettura, ho dovuto saltare, tanto non sopportavo.
L’ho letto in due ore, questo romanzo. E ha dovuto subire un’altra pausa digestiva. In quei giorni ho ragionato e mi sono tornate in mente scene e parole, in ordine sparso ma alla fine tutto ha acquistato un senso, giusto. E allora sono tornata a leggerlo, il libro. E ho capito quali fossero le cose fondamentali. Non posso spiegarvelo, per capirlo anche voi dovrete leggere e poi rileggere anche voi, però posso darvi un aiuto (un po’ spoiler, attenzione!), tratto dall’intervista riportata da Einaudi in questo speciale, in cui l’autore racconta il suo rapporto con le parole:
«il protagonista scopre l’inoltrepassabilità delle parole. Credeva di gettare un ponte comunicativo fra sé e suo figlio, e invece a metà del ponte sbatte contro una specie di muro di parole, rappresentato anche tipograficamente da alcune pagine tutte stipate di frasi. Un ostacolo, e anche uno specchio: le parole gli dicono quello che lui non avrebbe mai il coraggio di ammettere. È come se gli si rivoltassero contro e gli rivelassero che cosa sta facendo veramente. È uno dei punti più intensi del libro. Vorrei che fosse un’esperienza forte anche per chi lo legge.»
Sarebbe bello vederlo in scena un testo come questo. Un monologo, un racconto dove la prima e la terza persona si alternano ma a parlare è sempre il protagonista.
O meglio, le sue parole.
Le cose fondamentali
Tiziano Scarpa
Einaudi (collana Super ET), 2012, pag. 176, € 11,00
ISBN: 9788806212001
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