Per vivere pienamente la calda atmosfera del Natale e per coglierne il significato profondo che non è mai troppo tardi per migliorare il proprio atteggiamento nei confronti degli altri e di se stessi, vi invito a leggere o a rileggere un classico di C. Dickens: Un canto di Natale.
Nonostante si tratti di un racconto scritto intorno alla metà del 1800, non si può rimanere indifferenti alla descrizione di un viaggio attraverso il tempo, che guidato con maestria dagli spiriti del passato del presente e del futuro scuote e rianima una coscienza pigra, fredda, arida e insensibile come quella del Sig. Scrooge, il protagonista del racconto.
Il forte richiamo alla solidarietà che contraddistingue questo periodo, porta alla luce una realtà fatta di sofferenza e malcontento sociale.
Senza entrare nello specifico di situazioni particolarmente disagiate, vorrei provare a soffermarmi sul fatto che in molti casi il malcontento, la solitudine negli affetti, la sterilità dei sentimenti, non sono altro che il risultato di pensieri e comportamenti che sono stati messi in atto nel passato, che si mantengono nel presente e che rappresentano le basi per il proprio futuro.
Difficilmente ci accorgiamo di tutto questo: di come ci comportiamo nei confronti degli altri, del modo in cui ci convinciamo di ricercare la felicità del modo in cui ci vogliamo bene.
Spesso se ci viene mostrata una realtà differente alla quale siamo abituati a credere e quindi a vivere, non pensiamo possa essere possibile e continuiamo per la nostra strada senza voltarci indietro, senza porci domande.
Si crede solo se si tocca con mano. La nostra anima viene scossa solo quando la si colpisce sul vivo e le si mostra concretamente e con autorità lo specchio del passato del presente e del futuro.
Solo alla morte non c’è rimedio, tutto il resto si può migliorare. Noi in prima persona. L’importante è volerlo.
Proviamo ad uscire dal nostro rigido schema mentale e affrontiamo le situazioni valutandole da punti di vista differenti.
Se riusciamo, proviamo ad alleviare lo stato di “bisogno” di qualcuno che ci sta vicino, ascoltiamo e accogliamo le silenziose richieste di aiuto degli “ultimi”.
Manteniamo inalterato lo spirito del Natale per tutto l’anno.
A tutti voi Amici di Zebuk, Buon Natale
Lettura consigliata:
Un canto di Natale – C. Dickens
Foto : papale-papale.it