Pasqua è dietro l’angolo e noi abbiamo deciso di addolcirvi gli ultimi momenti di attesa con una piccola sorpresa creativa frutto della penna della nostra carissima Caterina Falchi.
L’ispirazione per il suo Giacomino mangiatutto arriva direttamente da La fabbrica di cioccolata di Roald Dhal, di cui quest’anno ricorre il 50esimo anniversario dalla prima pubblicazione.
Eh, si sa: a Pasqua la cioccolata, e le grandi abbuffate la fanno da padrone, quindi quale abbinamento migliore di questo?
Ma non perdiamoci in chiacchiere e passiamo subito la palla al racconto.
Ma prima una domanda per voi:
Sapreste dire a quale personaggio del libro si è ispirata Caterina?
Buona lettura e Buona Pasqua a tutti!!
Giacomino mangiatutto
Giacomo era un bambino goloso, ma talmente goloso, ma talmente goloso… che mangiava tutto quello di commestibile che gli capitava a tiro.
Mangiava a tutte le ore del giorno e della notte, le sua mandibole erano sempre in movimento e facevano sempre un gran rumore che si sentiva a metri e metri di distanza, tanto che era ormai conosciuto come Giacomino mangiatutto.
I suoi genitori erano disperati, a casa dovevano tenere le dispense ben chiuse per evitare che le provviste scomparissero nel giro di qualche ora!
Giacomino mangiava di tutto ma le cose che gli piacevano di più, come tutti i bambini, erano i dolci.
Torte, biscotti, gelati, cioccolato… erano tutte cose buonissime che finivano nella sua pancia in men che non si dica.
A poco valevano i rimproveri della mamma, Giacomino non ascoltava e voleva fare sempre a modo suo.
Alle feste di compleanno dei suoi amici Giacomino si piazzava per tutto il tempo vicino al tavolo dei dolci e assaggiava tutto quello che trovava.
I genitori dei suoi amici ormai lo conoscevano e addirittura facevano fare una torta di compleanno più grande per permettere agli altri bambini di averne una fetta visto che lui ne mangiava ogni volta almeno quattro o cinque!
Non c’era verso di farlo smettere.
La mamma e il papà erano disperati.
Nonostante gli dicessero di limitarsi, Giacomino faceva orecchie da mercante.
Un bel giorno Giacomino e la sua mamma stavano facendo un bel giro al mercato.
Il nostro bambino golosone aveva fame e piagnucolava tutto il tempo.
A colazione si era mangiato ben tre fette di torta fatta in casa dalla mamma, dieci biscotti farciti alla marmellata e due tazze di cioccolata calda.
La mamma cercava di distrarlo ma niente faceva desistere Giacomino dal suo piagnisteo che attirò l’attenzione dei passanti e fece diventare paonazza la mamma.
Una vecchina si avvicinò alla mamma e le chiese cosa stesse succedendo.
La donna, disperata, le raccontò tutto per filo e per segno, specificando cosa Giacomino aveva mangiato e chiedendole se lei forse avesse avuto un consiglio da darle visto che lei li aveva finiti tutti.
La vecchina allora iniziò a pensare e grattandosi prima il mento, poi il naso ed infine la testa semi pelata disse alla mamma di Giacomino che aveva la soluzione a tutti i suoi problemi.
La donna non credeva alle sue orecchie. Mentre il signorino mangiatutto continuava a piagnucolare, la mamma dalla disperazione accettò l’aiuto proposto dalla sconosciuta.
Chi non risica non rosica, pensò.
La vecchina disse loro di seguirla, li portò nella zona del porto e li accompagnò lungo una stradina stretta stretta che solo a vederla da lontano faceva paura. Giacomino continuava a piagnucolare disperato.
Arrivarono alla fine della stradina e si fermarono davanti ad un enorme portone nero.
Sul portone spiccava un batacchio lucidissimo color oro e sul batacchio una minacciosa testa di leone.
La vecchina bussò al portone per tre volte e il portone si aprì.
Prima di varcarlo però fece a Giacomino mangiatutto e alla sua mamma delle raccomandazioni.
Una volta entrati non avrebbero avuto la possibilità di tornare indietro e avrebbero dovuto seguire il sentiero che avrebbero trovato subito dopo il portone.
Giacomino e la mamma annuirono, curiosi di vedere cosa si celava dietro quel portone misterioso.
La vecchina li fece entrare e subito davanti a loro comparve un enoooooooorme cartello con scritto:
BENVENUTI A TUTTOSIMANGIA, PARADISO DEI MANGIATUTTO
e più in piccolo, sotto…
GEMELLATO CON LA CITTA’ DI MASCELLASELVAGGIA.
Giacomino non poteva credere ai suoi occhi…
Un posto dove posso mangiare tutto, ma tutto tutto?
La mamma stupefatta non capiva, come poteva aiutarla un posto così.
Si girò verso la vecchina per dirle qualcosa ma la vecchina le fece cenno di non parlare.
I tre iniziarono a camminare lungo il sentiero.
In effetti il posto era un po’ strano… l’aria profumava di mandorle caramellate e veniva voglia di respirarne a pieni polmoni.
Giacomino mangiatutto smise di piagnucolare e osservò quello che aveva attorno.
Lungo il sentiero, che scoprì esser fatto di granella di zucchero (ogni cosa aveva vicino un cartello con scritto di cosa era fatto), un panorama meraviglioso.
Prati immensi di soffice marzapane verde, gruppetti di casette di pan pepato sparsi qua e là, fiumi di cioccolata al latte, laghetti di cioccolata bianca e cascatelle di cioccolata fondente inebriavano i pensieri di Giacomino che preso dalla golosità e dalla foga volle assaggiare tutto, alberi di caramello lucido e croccante, nuvole di toffolette, fiorellini di mou ricoperto di glassa di tutti i colori. Perfino il sole che splendeva era commestibile! Sapeva di limone candito ed era buonissimo!
Tutto, Giacomino assaggiò tutto!
Corse addirittura dietro ad una pecorella per assaggiarne la lana che in realtà era zucchero filato.
La poverina appena vide Giacomino correrle dietro a bocca aperta scappò a zampe levate ma si inciampò su un sasso dolce e non poté scappare dalle grinfie del bambino.
Giacomino, la mamma e la vecchina trascorsero diverso tempo a Tuttosimangia.
Mentre il bambino mangiava tutto quello che trovava la mamma e la vecchina lo seguivano raccomandandogli di non esagerare ma ovviamente il golosone non ubbidiva e si ingozzava di dolciumi.
Cosa volete che sia? Questo di sicuro non mi farà male, sono abituato io!
Pensava, succhiando l’orecchio ad un maialino rosa.
Per la cronaca, l’orecchio sapeva di fragola ed era strepitoso.
Così Giacomino trascorse ore e ore a mangiare tutti i dolciumi che trovava, ignorando i consigli della mamma e della vecchina.
Ad un tratto, mentre ormai il sole da limone candito stava diventando arancio candito Giacomino iniziò a sentire un rumore spaventoso provenire dal suo pancino.
GLUB GLUB GLUB GLUB!
e poi
BLUB BLUB BLUB BLUB!
e poi ancora
BRUM BRUM BRUM BRUM BRUM!
Il suo pancino si stava ribellando! Aveva fatto indigestione!
Giacomino Mangiatutto iniziò a piangere, il pancino gli faceva tanto tanto male e faceva dei rumori stranissimi.
Più Giacomino piangeva, più il pancino brontolava.
Più il pancino brontolava, più si gonfiava.
Giacomino stava diventando una mongolfiera!
Aiuto! Cosa mi succede? Che male! Ahi ahi! Aiutatemi!
Gridò alla mamma e alla vecchina.
Le due, d’accordo, ignorarono i lamenti di Giacomino come lui aveva fatto con loro e lasciarono il bimbo mangiatutto dalla pancia come una mongolfiera a piangere e a strepitare disteso sul prato di marzapane verde per un bel po’.
Poi, quando ritennero che Giacomino era stato punito abbastanza per la sua golosità si avvicinarono e la vecchina gli chiese:
«Giacomino, vedi cosa succede a mangiare tantissimo e non ascoltare i consigli dei grandi? Vedi a cosa porta la tua golosità? Immagino che non vorrai avere più un mal di pancia simile, vero?»
«No, no, non voglio più stare così male, non voglio più diventare gonfio come una mongolfiera, prometto che non mangerò più tanti dolci come ho fatto oggi, prometto che ascolterò quello che la mamma mi dirà ma ora portatemi via da qui, tutti questi dolciumi mi danno la nausea!»
Così la vecchina riaccompagnò Giacomino mangiatutto e la mamma al portone nero che si aprì e li fece uscire nella stradina dalla quale erano arrivati.
Una volta arrivato a casa il bambino golosone guarì del tutto, il pancino non fece più strani rumori e si sgonfiò.
Giacomino imparò la lezione. Non mangiò più tanto come prima e riuscì a tenere a bada la sua golosità tranquillizzando i suoi genitori.
Qualche mese dopo Giacomino e la mamma vollero andare a ringraziare la vecchina che li aveva aiutati e cercarono di ritrovare il portone nero con il batacchio dorato.
Si diressero verso il porto e arrivarono alla stradina stretta stretta che solo a vederla da lontano faceva paura.
La percorsero e giunsero fino in fondo dove tutto quello che riuscirono a trovare fu un altissimo muro scrostato di mattoni rossi.
Caterina Falchi
Brava Caterina, come sempre i tuoi racconti sono strepitosi!