Si può parlare del fenomeno del femminicidio, e più in generale della cultura maschilista che ne è lo sfondo e la condizione, con ironia e senza voler sminuire né ridicolizzare quel fenomeno? Sì, Irene Chias lo fa.
Ignazia, la protagonista, affronta in prima persona il sessimo di cui è stata vittima lei e sono state vittime tante donne, ma evita di macchiarsi della stessa violenza: contro il corpo maschile, con inganni seducenti, riversa una vendetta tutta letteraria che saprà giungere allo scopo. Della trama di Esercizi di sevizia e seduzione non vi dirò altro.
Questo romanzo, come tutti i romanzi, non è che una delle risposte possibili al problema che affronta, e non giudica ma rappresenta, non rassicura ma inquieta; in più, prende posizione nei confronti di quella letteratura che pensa di essere fuori dalle questioni di genere, e di quegli autori e lettori che s’immaginano abbastanza superiori da non doversene interessare.
Come fa? Col più vecchio e più sorprendente degli strumenti romanzeschi: l’ironia. Che non è quella cosa che fa ridere, ma quella che sovverte i punti di vista, che fa cadere il lettore in trappola, che lascia con più domande di quelle alle quali risponde, che distrugge gli stereotipi semplicemente passandoli dal dritto al rovescio.
Il romanzo coglie in questo particolare momento storico quel “laboratorio antropologico” (Kundera) che permette a una sensibilità come quella di Chias di trapassare contemporaneamente la struttura sociale del patriarcato, il linguaggio sessista che l’innerva, la totale inconsapevolezza degli uomini che lo alimentano, i vari femminismi che vi si oppongono. E, cosa che non dispiace, questo romanzo fa anche ridere – cominciando a farvi pensare più seriamente a certi problemi, a certe questioni di genere.
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interessante. E’ bene dire che raccontare, descrivere la violenza (anche efferata) contro le donne o altri soggetti in un romanzo e in qualsiasi opera narrativa non significa avallarla o fomentarla. La violenza fa parte dell’umano purtroppo ed è legittimo raccontarla narrativamente