Oggi una parte di me è morta e io non posso piangere. Questo perché ho dimenticato tutti i sintomi della sofferenza.
La recensione di Tom à la ferme
Il giovane Tom perde prematuramente il suo compagno, Guillaume, per colpa di un incidente.
Lascia quindi Montreal per andare in campagna, a casa di Guillaume, per il funerale e per conoscere finalmente la sua famiglia.
Tom viene accolto nella fattoria da Agathe e da Francis, madre e fratello di Guillaume.
Il ragazzo è ottenebrato dal dolore e sconcertato nello scoprire che Agathe ignorava l’omosessualità del figlio e che invece Francis è omofobo e ha mentito alla madre facendole credere che Guillaume fosse fidanzato con una ragazza.
La situazione alla fattoria si fa pesante e paradossale: Tom si sente attratto ma allo stesso tempo minacciato da Francis che alterna momenti che potrebbero rasentare la gentilezza ad altri di estrema violenza.
Agathe d’altro canto fa finta di non capire ciò che ha sotto il naso preferendo vivere in una sorta di limbo dove nulla può toccarla.
La mia opinione su Tom à la ferme
Tom à la ferme, film del 2013, è il quarto lungometraggio del ragazzo prodigio del cinema canadese che è anche interprete principale della pellicola.
Xavier Dolan racconta una storia intensa che tiene lo spettatore incollato allo schermo in un crescendo di paura che sfiora il thriller.
Un film dove l’incapacità e l’impossibilità di esprimere il dolore cristallizza i protagonisti impedendo loro di essere diversi da ciò che sono.
Tom, a fatica, riuscirà a staccarsi dall’atmosfera cupa e sospesa della fattoria e a tornare in città, nel mondo vero, dove le luci accompagnano le risate dei ragazzi per la strada e dove il mais non taglia i polsi.
Buona visione.
Photo : tessmag.com