Nessuna storia d’amore è profonda e duratura come quella della prima infanzia. Per tutta la vita abbiamo nostalgia dei nostri genitori, giovani, attraenti e misteriosi, che ci erano così fisicamente vicini e al tempo stesso così distanti e inaccessibile, imperscrutabili. È questa l’origine dell'”amore”, che colora e determina tutto ciò che verrà dopo? Sento l’esigenza di guardare tutte le vecchie foto di famiglia amorevolmente conservate negli album e nelle buste.
Quando capita di leggere storie affascinanti di vite che non conosciamo ci si sente grati. Grati perché vedere la vita quotidiana con occhi diversi dai propri fa pensare e pensare fa bene, al cuore, all’anima, allo spirito.
La recensione di I paesaggi perduti, Joyce Carol Oates
La vita (o meglio, gli episodi qui raccontati) di Joyce Carol Oates più di una volta mi hanno ricordato la mia infanzia, vissuta in un paese di campagna, fatta di pomeriggi passati nei campi, tra erba alta e animali liberi, perennemente all’avventura per conoscere tutto quello che ci circondava. Una decina di figlioli “bradi”, con un controllo adulto minimo, tante raccomandazioni e una fiducia che oggi parrebbe incoscienza.
[…] Le fotografie sono state la nostra salvezza. Senza fotografie i nostri ricordi si sarebbero dissolti, sarebbero evaporati. […]
Riprendi le foto degli anni passati e le osservi con occhi diversi e ti pare che quegli occhi abbiano acquisito la capacità di vedere oltre l’immagine, di ascoltare gli stessi suoni di allora, di sentire gli odori, di toccare l’erba ruvida e appiccicosa che ti circondava quando giocavi a nascondino…
In parte quei paesaggi sono perduti anche per me. Provo a tornarci coi miei figli ma non è più la stessa cosa: le aule della scuola elementare, che da piccola erano gigantesche, si sono ristrette e soffocano, anche se sono farcite di ricordi dolci, di lezioni pomeridiane per mancanza di spazi, degli abbracci di una maestra che era una mamma per tutti.
Qualche volta, in occasioni speciali, sotto la supervisione degli adulti e sempre stretto fra le braccia della bambina, Happy era autorizzato a entrare in casa.
A nessuna gallina, nemmeno al Signor Gallo, era permesso di entrare in casa.
Non nelle camere di sopra, ma al pianoterra, nella “lavanderia” sul retro – una stanza con il pavimento di linoleum dove c’erano una lavatrice e un’asciugatrice manuale, e venivano tenuti cappotti e stivali -, è qui che mi portava la bambina, Joyce.
Gli episodi che racconta Joyce Carol Oates parlano di un’America popolare, di campagna, di un pollo che conquista il cuore della piccola di casa e diventa il suo migliore amico, dell’incontro con la letteratura e con Alice nel paese delle meraviglie, ma anche dell’incontro con la morte.
Da una semplice foto sorge, grazie alle parole di Joyce, un intero mondo fatto di ricordi e di sensazioni. E ti sembra di essere lì con lei bambina.
Un bel modo di conoscere la vita degli altri, questa. Un modo che dovremmo utilizzare tutti, più spesso, per ricordare, per non dimenticare, per insegnare e tramandare.
I paesaggi perduti
Joyce Carol Oates
Mondadori (collana Scrittori italiani e stranieri), 2017, pag. 313, € 11,48
ISBN: 978-8804688396
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Photo : superedo.it