L’animale femmina, Emanuela Canepa

«Per molto tempo non ho avuto il coraggio di farlo. Poi mi sono detta che dovevo tentare, e alla fine ci sono riuscita. Perché sapevo che là dentro sarei morta. E io invece volevo vivere».

Un libro che ti aspetti piacevole e interessante, che poi si rivela brutale per il modo in cui tutto si trasforma, e che ti mette in mano una verità scomoda, fatta di misoginia, di violenza psicologica e di disprezzo. E non per questo risulta meno piacevole: è che purtroppo a volte le cose abbiamo bisogno che ce le sbattano in faccia con poca pietà, è che purtroppo troppo spesso la verità è quella descritta in maniera limpida in questo romanzo, è che…

«Sa perché non sono ancora in pensione?» Scuoto la testa.
«Perché mi diverto moltissimo. Le femmine sono animali interessanti».
Femmine. Il termine mi disturba come un’unghia che gratta sulla lavagna.

Rosita è letteralmente fuggita dal suo paese, nel meridione d’Italia, per liberarsi dal dominio di una madre attentissima a tutto e a un futuro che non riusciva a immaginare. Si trova sola, in una città di provincia, a lottare con l’affitto mensile, con un lavoro svilente e malretribuito e con l’università che non riesce a portare avanti.

Un giorno però la sua gentilezza sembra aprirle una porta verso la felicità: riportando un portafogli dopo aver assistito ad uno scippo in centro, conosce un anziano avvocato, elegante e affascinante che le offre un nuovo lavoro, stavolta appagante e le mette a disposizione il tempo di cui aveva bisogno per terminare l’università: un’occasione d’oro, quella per dimostrare a tutti di cosa sia capace Rosita Mulé, quella per recuperare in considerazione l’affetto materno che non ha mai sentito.

Ma Ludovico Lepore nasconde un segreto e la sua offerta così radiosa si trasforma in una gabbia dorata da cui è difficile uscire…

«Vincitrice del Premio Calvino 2017 all’unanimità, Emanuela Canepa mette a nudo non solo le contraddizioni delle donne, ma anche la fragilità degli uomini. E scrive un’educazione sentimentale in cui le dinamiche di potere si ribaltano, rivelando quanto siamo inermi, tutti, di fronte a chi amiamo»

Mi è piaciuto portare questo romanzo nell’ambito del tema del mese, il femminismo, perché spesso – complici gli usi e i costumi, le tradizioni e le credenze che ormai radicano profonde nella nostra mente – tendiamo a considerare solo certi aspetti dell’animo femminile, sottovalutando alcuni lati che si rivelano invece molto forti e determinati: le unghie di Rosita non sembrano così affilate ma sanno dove inserirsi nonostante il suo aspetto e i suoi modi la facciano apparire buona, gentile, educata e remissiva. Così quello che leggiamo – ma ce ne rendiamo conto solo alla fine – è il racconto di un duello di genere tra persone che appaiono il contrario di ciò che sono.

«Non mi piace alzare la voce, e detesto il rimbombo emozionale come arma di sottomissione»

Eppure la voce di Rosita arriva, altroché. Arriva forte il suo desiderio di farcela e la fermezza dei suoi intenti. Arriva la determinazione con cui compie ogni suo passo, anche se a volte non sembra esserne cosciente.
E sebbene il finale lasci qualcosa in sospeso – ma ognuno può immaginare motivi e giustificazioni diverse a quello che accade – rimane la sicurezza di aver letto una storia potente, in cui molti di noi si riconosceranno, in un ruolo o nell’altro, e in cui molti di noi avrebbero da imparare.

«Faccio del mio meglio» rispondo, quasi euforica perché stavolta mi sembra di cavarmela con poco.
«Questa è la dichiarazione d’intento di tutti i mediocri», – ribatte – «Una volta tanto si sbilanci, Rosita, e mi sorprenda.»

Fatevi sorprendere anche voi da questo romanzo, sarà un’esperienza da non dimenticare! E soprattutto ci sarà da non dimenticare una considerazione importante, tratta dalle lezioni per l’esame di fisiologia che Rosita sta studiando:

«Non importa se stai bene o male, se sei infelice o pensi a te come un miserabile senza speranza. A livello cellulare il ciclo di riproduzione si svolge per tutti allo stesso modo. A livello cellulare l’inadeguatezza non è codificata»

L’animale femmina
Emanuela Canepa
Einaudi (collana: Einaudi. Stile libero big), 2018, pag. 260

Polepole è Silvia, lettrice affamata e da poco tempo molto selettiva, geometra, architetto, perenne studente della vita. Sono nata nel 1973, in un soleggiato ultimo giorno di aprile, ho un marito e due figli meravigliosi, che riempiono la mia vita di emozioni belle. Passerei l’intera esistenza sui libri, con tazza di cioccolata fumante al seguito, senza distogliere lo sguardo se non per farmi conquistare dalla copertina di un altro libro.

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