Il senso della vita (secondo me), Jack London

Io appartengo per nascita alla classe operaia. Molto presto ho iniziato a scoprire l’entusiasmo, l’ambizione e gli ideali e il soddisfarli è divenuto il problema della mia vita di fanciullo. L’ambiente che mi circondava era crudele, duro e meschino. Non potevo godere di una visione in prospettiva ma solo dal basso verso l’alto. Occupavo il fondo della scala sociale, dove la vita on offriva altro che sordidezza e miseria della carne e dello spirito, perché qui la carne e lo spirito erano come affamate e tormentate.
Sopra di me si ergeva il colossale edificio della società e ai miei occhi l’unica via d’uscita era in alto. Così ben presto ho preso la decisione di dare la scalata a questo edificio.

Non abbiamo recensito molto di Jack London. Dovremo farlo, però: per molti di noi è un classico che riporta all’infanzia, ma in realtà Jack London ha qualcosa da dire ad ogni età. Siete d’accordo? Quali titoli ci suggerireste di proporre? Quale ha colpito di più il vostro cuore e la vostra immaginazione?

La recensione di Il senso della vita (secondo me), Jack London

Prima che mi dessero tutti questi titoli, ho lavorato in una fabbrica di conserve, in una di sottaceti, sono stato marinaio, ho trascorso mesi fra le schiere di disoccupati a cercar lavoro; ed è questo lato della mia vita che io venero di più, e a cui voglio restare attaccato finché vivo.

Tre motivi per leggerlo:
Perché, a cento anni dalla morte, il suo vitalismo incontenibile rimane un monito a non darsi mai per vinti o sconfitti.
Perché London ha riversato in questi scritti la critica instancabile a un sistema sociale che privilegia la competizione e il successo, rendendo sempre più cupa, monotona e triste la vita.
Perché la grinta, il talento, la passione di queste pagine sono una via di fuga dalla nostra solitudine digitale.

Cito testualmente le parole di altri (Mario Maffi dall’introduzione al testo, pubblicato da Chiarelettere nel 2016), perché rendono più di tante altre l’idea di cosa si trovi in questo saggio, pubblicato nel 1906: Jack London è stato un esempio di passione, costanza e determinazione.
Esempio che serve moltissimo, oggi.
A tutti.

Il mio parere su Il senso della vita (secondo me), Jack London

Con le risorse naturali del mondo, le macchine inventate, una organizzazione razionale della produzione e della distribuzione e una parimenti razionale eliminazione dello spreco, i lavoratori sani di corpo non dovrebbero lavorare più di due o tre ore al giorno per nutrirsi, vestirsi, pagarsi un alloggio, istruirsi e concedersi una giusta quantità di beni secondari. Non dovrebbero esistere più il bisogno materiale e le condizioni disagiate, né bambini sfruttati, né uomini, donne e bambini che vivono e muoiono come bestie. Non dovrebbe essere solo la materia a essere padroneggiata, ma anche la macchina.

I libri arrivano sempre al momento giusto, l’ho sempre pensato. Alcuni arrivano perché li cerchiamo, altri perché giunge il momento in cui è fondamentale che facciamo attenzione ad alcuni aspetti della vita a cui non avevamo ancora pensato.

Il senso della vita, questo sconosciuto: molti hanno detto la propria in proposito, ognuno di noi ha un suo parere, nessuno (o forse molti?) ha la soluzione finale.

Jack London dice la sua. Lo dice con fermezza e sicurezza. Lo dice con passione. Lo dice per mezzo di idee politiche vitali e potenti, magari un po’ confuse per certi versi e ancora molto molto romantiche.
Ma quello che conta davvero è che un senso della vita lui lo aveva trovato, a quanto pare: nello stare fermamente attaccato alla vita operosa, produttiva, attiva, in tutto e per tutto.

Buona lettura!

Il senso della vita (secondo me)
Jack London
Chiarelettere, 2016, p. 140, €. 8,50

Polepole è Silvia, lettrice affamata e da poco tempo molto selettiva, geometra, architetto, perenne studente della vita. Sono nata nel 1973, in un soleggiato ultimo giorno di aprile, ho un marito e due figli meravigliosi, che riempiono la mia vita di emozioni belle. Passerei l’intera esistenza sui libri, con tazza di cioccolata fumante al seguito, senza distogliere lo sguardo se non per farmi conquistare dalla copertina di un altro libro.

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