Finché la salvezza venne loro con la comparsa di alcuni uomini seminudi, dal volto dipinto di rosso con polpa di bissa e monili multicolori sul capo e sulle braccia.
Erano gli shuar che, impietositi, si avvicinavano per dare una mano.
Da loro impararono a cacciare, a pescare, a innalzare capanne stabili e resistenti agli uragani, a riconoscere i frutti commestibili e quelli velenosi, ma soprattutto, da loro impararono l’arte di convivere con la foresta.
La mia recensione di Il vecchio che leggeva romanzi d’amore
Antonio José Bolívar Proaño si è trasferito a El Idillio dopo aver vissuto da colono con la moglie, ed essere stato compagno degli shuar nella foresta. Dagli shuar ha imparato a cacciare e a sopravvivere nella foresta, e questa abilità gli torna utile quando una femmina di tigrillo alla quale probabilmente son stati uccisi i cuccioli comincia a fare vittime.
Il sindaco del paese, soprannominato “Lumaca” lo costringe con un ricatto a lasciare la sua comoda capanna, dove per far passare il tempo legge romanzi d’amore, per andare a caccia dell’animale.
Leggeva lentamente, mettendo insieme le sillabe, mormorandole a mezza voce come se le assaporasse, e quando dominava tutta quanta la parola, la ripeteva di seguito. Poi faceva lo stesso con la frase completa, e così si impadroniva dei sentimenti e delle idee plasmati sulle pagine.
Il mio parere su Il vecchio che leggeva romanzi d’amore
Nonostante la mia nota propensione per gli autori sudamericani non avevo mai letto nulla di questo autore fino alla settimana scorsa, così mi son fatta consigliare un titolo dal quale cominciare e ho scoperto questo lungo, magico, racconto.
In poche pagine mi sono commossa attraverso i ricordi del vecchio, immedesimata nella sua passione per la lettura e appassionata alla sua caccia al tigrillo, ho conosciuto un popolo del quale non immaginavo nemmeno l’esistenza e imparato che la natura va rispettata se non si vuole che ci si rivolti contro.
Il popolo Shuar
Gli Shuar o Jívaro sono una tribù indigena ubicata nel sud ovest della foresta Amazzonica, nella zona di Ecuador e una parte del Perù. I termini Jívaros o Jibaros sono dispregiativi, perché significano “barbari”; essi si autodefiniscono Nijínmanya Shiwiár (ossia Shuar) nella lingua Shuar, che veniva pronunciato Shiva o Shiua e significa popolo; vengono chiamati anche difensori della natura. Il popolo Shuar è riuscito a resistere al dominio dell’imperio Inca e al dominio spagnolo. Attualmente si trovano a lottare, contro l’occidentalizzazione e l’espansione delle multinazionali, per il proprio territorio e le proprie credenze.Abili guerrieri, usavano cerbottane, archi, lance e scudi e sono famosi per l’usanza di conservare rimpicciolite le teste dei nemici uccisi in battaglia, chiamate tsantsas, affumicate con un complicato procedimento. (fonte Wikipedia)
Il vecchio che leggeva romanzi d’amore
Luis Sepulveda
Guanda, 2018, p. 140