Mia nonna Nannina, la protagonista di questa storia, sosteneva che raccontiamo sempre per loro, per i morti. E mica si rivolge-va alle quattro bizzoche con cui faceva gli inciuci!
Lei lo diceva a noi bambini.
Era il suo modo di tenerci legati alla tradizione.
Non ha mai detto: «Voi giovani dovete…» ché, se l’avesse fatto, non l’avremmo più ascoltata.
Raccontava e basta, con la fiducia di chi pensa che la nostra strada l’avremmo trovata da soli, come un sentiero che ti appare in sogno, che poi ti svegli e te lo ricordi.
La storia di Nannina, una cantastorie, e di sua nipote che ne ha ricevuto in eredità l’arte e la capacità preziose di far vivere le parole e le emozioni.
La recensione di Nannina o l’arte di cuntare, Stefania Spanò
«Cunta’ era una parola che molti, soprattutto i giovani, non conoscevano più. […] A Secondigliano non ci credevano più che qualcuno fosse lì senza pretese, solo per condividere un momento, un disagio, un luogo».
Il romanzo è diviso in due parti, la prima racconta di Nannina, di lei madre e moglie, dei suoi figli, della sua vita a Secondigliano, mentre la seconda è la storia di sua nipote Stephanie, che racconta in prima persona la sua scoperta – tardiva purtroppo – di chi fosse sua nonna, delle sue grandi capacità di narratrice e della fama, semplice e pura, che la circondava: una cuntastroppole, era Nannina. E la gente del paese si raccoglieva nel cortile di casa sua e ascoltava, e assisteva a veri ‘spettacoli’, animati dalla sua voce e dal suo fascino.
La mia opinione su Nannina o l’arte di cuntare, Stefania Spanò
Faceva la cuntista, anzi, come diceva lei, la cuntrastroppole.
Che cos’è la stroppola? È un cunto senza pretese, fatto così, tanto per stare insieme. La fesseria di caffè con cui Nannina crebbe i suoi sei figli.
Per me, che ho un po’ di sangue che viene proprio da lì vicino a Secondigliano, leggere la storia di Nannina è stato un piacere. C’è poi anche da dire che mi piace tantissimo ascoltare storie, specie se chi le racconta ha la capacità magica di trasportarti lì fra profumi e suoni, fra odori e grida e canzoni popolari.
Be’, se Nannina aveva questa capacità deve averne trasmessa un po’ anche a sua nipote… Stefania Spanò, con Nannina o l’arte di cuntare, mi ha fatto affacciare al balcone di un paese che non ho mai visto dal vivo ma che ho tanto sentito raccontare, un paese che ora è un quartiere di Napoli, purtroppo famoso per brutte vicende e per criminalità.
Ascoltando il suo cunto ho respirato semplicità e piccole cose, come in un dipinto in punta di pennello, dove al centro sta una donna che racconta e intorno tanti volti che ascoltano, condividono, si comprendono.
Nannina o l’arte di cuntare
Stefania Spanò
IoScrittore, 2021, p. 224, €. 15,00