Cose che non voglio sapere, Deborah Levy

“Parlare chiaro non significa alzare la voce, ma sentirsi autorizzati a esprimere un desiderio.
Esitiamo sempre quando desideriamo qualcosa.”

In un momento difficile della sua vita, Deborah Levy si mette in viaggio e decide di stabilirsi a Maiorca per intraprendere – alla ricerca di sé stessa e di una intimità raggiungibile solo vivendo da sola in un paese straniero – un cammino intellettuale ed emotivo sulla scia di Virginia Woolf, Simone de Beauvoir, Marguerite Duras.

Mi era stato detto di esprimere i miei pensieri ad alta voce e di non tenerli solo nella testa, ma io decisi di scriverli. Erano le cinque di mattina e sentivo Rory abbaiare alle rane dello stagno. Presi una biro e provai a scrivere i miei pensieri. Le parole che uscivano dalla biro e finivano sulla pagina erano più o meno tutte le cose che non volevo sapere.

La recensione di Cose che non voglio sapere, Deborah Levy

Partendo dalle 4 grandi motivazioni che inducono a scrivere in prosa, a “fare lo scrittore”, fondamentali secondo George Orwell (nel suo “Perché scrivo” che devo assolutamente leggere), Deborah Levy recupera i suoi motivi, le sue riflessioni sulla vita di chi scrive e di se stessa in particolare.

“Non avevamo ancora capito fino in fondo che la Madre, per come veniva immaginata e politicizzata dal Sistema Sociale, era un’illusione. Il mondo amava l’ Illusione più della Madre”.

Cose che non voglio sapere di Deborah Levy è un memoir femminista, il primo capitolo (dei tre volumi che saranno pubblicati da NN Editore) dell’Autobiografia in movimento: qui “Levy indaga le ragioni profonde della sua identità di donna,” “fa luce su emancipazione e ruoli sociali di oggi, raccontando lo scandalo rappresentato da un femminile che sceglie di sradicarsi, e invece di avvizzire come un fiore, cresce e si rafforza.”

Racconta la ricerca della propria voce di donna, in un percorso faticoso “in cui gli ostacoli si chiamano casa, società, patriarcato”.
E trasforma la sua biografia in un percorso di denuncia sulla fatica e sulle difficoltà dell’essere donna.

“Imperdibile. Da consumare lentamente, come l’acqua in un’oasi nel deserto” (The Guardian)

La mia opinione su Cose che non voglio sapere, Deborah Levy

Questo mio percorso nel filone dei libri “femministi” – percorso che si manifesta un po’ a caso ma che probabilmente ha un suo filo conduttore in quella corrente che segue l’istinto – mi ha portato dove non avrei mai immaginato, a riconoscere e a recuperare pezzi di passato, libri già letti e mai compresi. Mi ha portato ad aggiungere alla lista dei libri ancora da leggere un’immensità di nuovi titoli e a scavare nei significati dell’essere donna.

Molte cose che non voglio sapere. Molte frasi sottolineate. Ogni pagina un’esclamazione “è vero, è così anche per me!”.

«Brava, forte e chiaro. Le ragazze devono farsi sentire, perché nessuno le ascolta comunque».

Questo libro è da rileggere spesso, da tenere come un manuale di ripasso, un antico bignami da consultare al bisogno.

Questo libro è per chi schiaccia le illusioni sotto i tacchi delle scarpe.

L’autore

Deborah Levy (1959) è tra le maggiori scrittrici inglesi.
Nata e cresciuta nel Sudafrica dell’apartheid, che ha poi dovuto lasciare per ragioni politiche, ha vissuto in Inghilterra, paese di adozione, dove è diventata scrittrice, moglie e madre.
È autrice di romanzi come A nuoto verso casa (Garzanti), finalista al Man Booker Prize, e Come l’acqua che spezza la polvere (Garzanti), L’uomo che aveva visto tutto.

Cose che non voglio sapere
Deborah Levy
NN Editore, 2024, p. 144, €. 15,00

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polepole
Polepole è Silvia, lettrice affamata e da poco tempo molto selettiva, geometra, architetto, perenne studente della vita. Sono nata nel 1973, in un soleggiato ultimo giorno di aprile, ho un marito e due figli meravigliosi, che riempiono la mia vita di emozioni belle. Passerei l’intera esistenza sui libri, con tazza di cioccolata fumante al seguito, senza distogliere lo sguardo se non per farmi conquistare dalla copertina di un altro libro.

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