Eravamo precipitati di colpo da una cultura in cui tutto succedeva dietro i veli e le tende a una società seminuda.
Un profugo politico, costretto allo sradicamento dalla propria cultura, racconta la sua esperienza di immigrazione e integrazione – se sia anche possibile, un’integrazione -, per dar voce a tutti coloro che sono rimasti e ridotti al silenzio.
La recensione di Il viaggio delle bottiglie vuote, Kader Abdolah
Bolfazl è un rifugiato politico che giunge in Olanda dall’Iran khomeinista. Gli viene assegnata una casa vicina ad uno strano personaggio, René, che diventa un punto di riferimento importante per la sua vita “nuova”.
René ha il pregio grande di accogliere il diverso senza giudicarlo, forse anche perché omosessuale e quindi “straniero e reietto” egli stesso. René comprende Bolfazl perché conosce la solitudine data dalla diversità, una diversità che infastidisce, imbarazza e non sempre è accettata.
A differenza sua però Bolfazl reagisce a questa solitudine e cerca di guadagnarsi un’integrazione, ripartendo da zero e accontentandosi di piccoli lavoretti e di un’esistenza che non è certo quella che aveva in patria. René invece si perde nell’oblio della disperazione.
Mi girai. Vidi un mucchio di bottiglie vuote, allineate una accanto all’altra nel buio. Sul punto di partire. Per cominciare il loro viaggio. Il viaggio delle bottiglie vuote.
La mia opinione su Il viaggio delle bottiglie vuote, Kader Abdolah
Seguire la storia di Bolfazl è stato come arrampicarsi su un sentiero lento e faticoso, irto di ricordi dolorosi e ironie altrettanto letali. Una bellissima arrampicata, però, capace di toccare vette di conoscenza di sé e vallate di volontà di crescita e di integrazione.
Un ritmo lento e incantevole, come certe fiabe orientali.
Ho dato a Bolfazl la possibilità di raccontarmi una storia e l’ho ascoltato, compreso, sentito. È stato bellissimo.
Noi eravamo i nuovi arrivati. Degli stranieri. Non contavamo ancora. Dovevamo aspettare a lungo prima di poter essere messi al corrente dei segreti del quartiere. Era ormai qualche mese che abitavamo in quel quartiere, in quella via. I vicini ci passavano accanto come se non esistessimo. Come se non ci fosse nessuno straniero nella loro strada. Neppure io li guardavo, perciò non sapevo ancora chi abitasse in quale casa e chi fosse la moglie di quale marito. In realtà tutto il vicinato ci teneva accuratamente d’occhio.
Il viaggio delle bottiglie vuote
Kader Abdolah
Iperborea, 2008, p. 176, €. 16,00