“ Pensava soltanto a quello. Riportare la sua vita a quel punto. Nel punto dove si era interrotta. Si trattava di unire due lembi di terrra, due lembi di tempo. In mezzo c’era il mare. Si metteva i fichi aperti sugli occhi per ricordarsi quel sapore di dolce e di grumi. Vedeva rosso attraverso quei semi. Cercava il cuore del suo mondo lasciato. “
Farid è un bambino libico. Un giorno, la sua giovane madre Jamila cerca di fuggire dalla rivoluzione, via mare su una barca in cerca della libertà. Vuole dare al figlio un futuro migliore, senza violenza ne soprusi. Farid non aveva mai visto il mare, quell’immensa distesa blu che diventa presto la loro fine.
Vito invece è un ragazzo siciliano cresciuto con i racconti della madre, Angelina, che era stata cacciata dalla sua città natale, Tripoli da Gheddafi negli anni Settanta, insieme ai genitori. Una vita dura lontana dalla patria, la fatica di ricostruirsi un futuro e un po’ di speranza nel cuore di rivedere la propria terra.
Due madri, due figli ed il mare che divide.
La migrazione raccontata dalla Mazzantini in questo romanzo breve ma intenso, che mi ha commosso per la descrizione della violenza e della speranza di una vita migliore, il dolore e la sofferenza di una madre che non riesce a fare nulla per il figlio.
Da leggere per capire un po’ come vivono i profughi, i sentimenti che provano, due storie che non si incontrano mai, ma che hanno in comune una sola cosa : il mare, che diventa per alcuni vita per altri, purtroppo solo morte.
“Mani annaspano in superficie.Polmoni scoppiano senza rumore.Corpi calano verso il fondo basculano come scimmie su perdute liane.Creature di sabbia gonfie di mare,sbrindellate dalla fame dei pesci”.
Mare al mattino
Margaret Mazzantini
Einaudi, 2011, p. 123, € 12,00