Ci sono un sacco di uomini soli in questa città. Dai un calcio ed escono da sotto un sasso. Se sanno che sei sola ti ronzano intorno attratti come le api dal miele.
E donne, ci sono anche donne sole. Ho ascoltato le loro storie da dietro il bancone del bar. Le donne e gli uomini che hanno amato e perso, le droghe che hanno provato, le pene, le gioie e gli incidenti di percorso.
Ho ascoltato così tante storie di amori finiti e solitudine, stanotte, che credo potrei pubblicarne un catalogo.
Ho imparato a capire chi sono guardandoli in faccia. Arrivo al bancone e in pochi secondi posso dire quanti dei clienti si sentono soli. L’ecstasy aiuta solo per qualche ora. A volte neanche. Sono calati di ecstasy, sono intontiti, ma in fondo rimangono soli.
Non c’è droga che la curi, la solitudine.
Il libro
Cristina, Rosa e Ana: tre sorelle, tre donne molto diverse, tre modi di nascondere il vuoto della vita. Cristina, la barista svitata di un locale alla moda, lo riconosce e lo affoga nell’alcol, nelle droghe e negli amori di una notte. Rosa, la manager razionale, lo rifiuta e lo riempie di impegni di lavoro, riunioni affrontate con piglio deciso e apparente sicurezza. Ana, la casalinga responsabile, lo lucida con la cera dei lavori domestici: pulire, cucinare, restaurare, accudire il figlio e un marito che non ama. Nessuna di loro è felice. Così, quando un evento inatteso spazza via la linda perfezione e il paravento di benessere dietro cui si nasconde Ana, le tre sorelle si scoprono simili nelle loro nevrosi, con un passato doloroso in comune e l’abbandono paterno che ha lasciato il segno. E allora, riconosciuto il nemico, sono decise a combatterlo facendo sfoggio di una qualità che, a dispetto dei luoghi comuni, è squisitamente femminile: la forza. «La forza non si misura secondo lo spessore dei muscoli o in base ai chili che una persona riesce a sollevare. La forza è, soprattutto, resistere, non spezzarsi.» Insieme, sono pronte a prendere di petto la vita. Sullo sfondo di una Madrid luccicante di locali alla moda e grigia di anonimi palazzoni, Lucía Etxebarría dipinge una storia di sole donne, disincantata e divertita, dove gli uomini appaiono, spariscono come fugaci comparse.
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Un romanzo al femminile, di sicuro femminista.
Tre donne che vivono la loro quotidianità, i propri dolori, le proprie paure ed incertezze in modo totalmente differente.
Un mondo fatto di donne forti, che affrontano la solitudine lanciandosi in avventure senza seguito, magari facendosi aiutare dalle droghe.
Eppure forse l’unico modo di ritrovare se stesse, alla fine, è fermarsi, scendere dalla giostra del mondo di oggi e ritrovare un piccolo spazio per riflettere e rientrare in contatto con la nostra femminilità.
Questo è il primo romanzo della Etxebarria che leggo.
E l’ho trovato interessante, a tratti anche crudele ma indubbiamente un ritratto della società moderna.
Che ci vuole tutte di fretta, quasi dei robot.
Di sicuro è un libro che porta a molte riflessioni.
Amore, Prozac e altre curiosità
Lucia Etxebarria
Guanda, 2001, 264 pag., € 13,43
ISBN 8882461459