Il conte di Montecristo, Alexandre Dumas (padre)

Io sono uno di questi esseri eccezionali; sì, monsieur, lo credo; fino a oggi nessun uomo si è trovato in circostanze simili alle mie. I regni dei monarchi sono circoscritti da montagne, da fiumi, da cambiamenti di costumi o di lingua. Il mio regno, invece, è grande come l’universo perché non sono né italiano, né francese, né indiano, né americano, né spagnolo: io sono cosmopolita. Nessun paese può dire di avermi visto nascere; Dio solo sa quale terra mi vedrà morire. Io adotto tutti gli usi, parlo tutte le lingue. Voi mi credete francese, non è vero? Perché parlo il francese con la stessa facilità e purezza di voi. Ebbene! Alì, il mio moro, mi crede arabo; Bertuccio, il mio intendente, mi crede romano; Haydée, la mia schiava, mi crede greco. Dunque capirete che, non essendo di alcun paese, non chiedo protezione ad alcun governo; non riconoscendo alcun uomo per mio fratello, non può arrestarmi né paralizzarmi alcuna sorta di scrupoli che arrestano i potenti o di ostacoli che paralizzano i deboli. Io non ho che due avversari, non dirò due vincitori, perché li sottometto con la tenacia: la distanza e il tempo.

Edmond Dantès, giovane ufficiale di marina viene arrestato il giorno delle nozze e ingiustamente rinchiuso per diciassette anni nel tenebroso castello d’If. I suoi accusatori (rivali in affari e in amore, aiutati da un ambizioso magistrato) pensano di essersi sbarazzati di lui per sempre.
E invece sarà proprio la prigione a rivelarsi utile per Dantès.
E’ proprio qui, infatti, che avviene l’incontro con l’abate Faria, un anziano compagno di prigionia, che lo aiuterà a compiere una spettacolare fuga dalla prigione e a fargli recuperare un tesoro prezioso.

Tornato libero, ricco e assunta l’identità del misterioso Conte di Montecristo, Dantès può tornare a casa e attuare la sua terribile vendetta.

Sul libro

Romanzo d’appendice scritto da Alexandre Dumas (padre), Il conte di Montecristo è considerata la sua opera migliore insieme alla trilogia dei moschettieri (comprendente I tre moschettieri, Vent’anni dopo, Il visconte di Bragelonne).
Fu completato nel 1844 e pubblicato nei due anni successivi come una serie in 18 parti.

La storia è ambientata in Italia, in Francia e nelle isole del Mediterraneo, durante gli anni tra il 1815 ed il 1838 (dalla fine del regno di Napoleone I al regno di Luigi Filippo).
I principali temi trattati riguardano la giustizia, la vendetta, il perdono e la misericordia.

E’ un romanzo complesso, ricco di sfaccettature, avvincente e carico di colpi di scena.
E nonostante i tagli inferti dalla censura (soprattutto italiana, nelle parti dove alcuni personaggi venivano paragonati ad un dio) è una storia che riesce a tenere il lettore incollato alle pagine del libro.

Adattamenti

Il conte di Montecristo nel corso degli anni è stato utilizzato più volte per adattamenti soprattutto televisivi (il più famoso in Italia è senza dubbio lo sceneggiato del 1966 con Andrea Giordana nei panni di Dantès), ma anche cinematografici (l’ultimo in ordine temporale è Montecristo di Kevin Reynolds con Jim Caviezel, del 2002).
Ma negli ultimi anni hanno visto la luce anche un musical, dal titolo omonimo (2007) e una serie televisiva che si è ispirata alla storia di Dantès, Revenge di Mike Kelley (2012).

Segno che, dopotutto, la storia di Dantès, tradito da chi credeva amico, morto e risorto come Conte e desideroso di vendetta è una storia senza tempo.
Che può continuare ad essere raccontata in ogni epoca.

http://youtu.be/1rbDCOAutuU

Silbietta
40enne, mamma di una ex Vitellina, moglie di un cuoco provetto. Le mie passioni: lettura e scrittura. E ZeBuk. Fresca Expat in quel di Londra, vago come un bambino in un negozio di giocattoli nei mercatini di libri usati. Forse è questo il Paradiso!

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