“Non era una normale estate irlandese: non era piena di sabbia umida e asciugamani appiccicosi, come le vacanze da piccoli.
Tutto risplendeva, fragrante della nostra amicizia, delle cose belle che sarebbero accadute.”
Durante l’estate del 1973 Miriam, allora sedicenne viene mandata dal padre a lavorare in un albergo irlandese. Qui conosce Marie Thèrèse, una ragazza molto carina, più grande di lei e più disinvolta, con cui divide la camera e il lavoro in sala. Le due ragazze diventano subito amiche per la pelle.
Insieme passano le ore in spiaggia, fanno un viaggio avventuroso con una vecchia cinquecento di un collega e con in tasca solo i soldi delle mance.
Marie Thèrèse sarà quella che insegnerà a Miriam a volare, ma dovrà imparare anche a cadere da sola.
“Sai, non pensavo a quell’estate da secoli. Be’, in realtà non è proprio vero: è lì, sospesa, sempre, anche se a volte non me ne rendo conto”.
Il racconto è come una lunga lettera che Miriam scrive all’amica ricordando un’estate che le ha lasciato il segno, un’amicizia che lei credeva indistruttibile, ma la delusione per il tradimento dell’amica non lo ha mai dimenticato ne perdonato.
Miriam ora ha 55 anni, esperta informatica vive da sola, dopo la morte del padre 95enne. I suoi fratelli si sono fatti una vita. La madre è morta anni prima dopo un ictus che l’ha costretta a letto per molti anni, accudita proprio da Miriam.
“E’ un’anima buona, tuo marito. Fiducioso, generoso. Si merita di meglio. Stavolta è esasperato, dice. Basta col perdono. Questa volta ti pianterà in asso. Stasera ci rivediamo. “
Un romanzo breve, forse anche troppo ma con una copertina che rivela tutto, il buon sapore delle ciliegie paragonato a quello della vita, ma bisogna stare attenti perché all’interno c’è il seme, duro come la vita stessa.
Buona lettura.
La grande amica
Catherine Dunne
Guanda, 2013, p. 108, € 10,00
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