Il padre infedele, Antonio Scurati

Ho seguito la presentazione dell’autore di questo libro ad un raduno di mamme blogger e quindi ammetto di essermi fatta molto irretire dal titolo: il padre infedele è un sunto di ciò che tutte avrebbero voluto stroncare.
Poi il libro l’ho letto e, come tutte le volte che leggo Scurati, mi piace perdermi nella sua sintassi complessa e dal lessico ricercato: per descrivere la recente supremazia culturale degli chef e delle trasmissioni di cucina lui scrive:

“Eppure sarebbe andata così. Nel giro di poco tempo il supremo piacere intellettuale si sarebbe genuflesso davanti al flan di cardi e il piacere sensoriale si sarebbe cerebralizzato in speculazioni infinite. Ancora qualche anno e ci saremmo scoperti più poveri dei nostri padri, ma nemmeno questo avrebbe invertito la tendenza. Oltre le vetrine dei ristoranti, il popolo avrebbe continuato a ingozzarsi di cibo spazzatura e a sognare la tartare di coniglio invece della rivoluzione”. Vabbè.

Il protagonista del romanzo è Glauco, un ristoratore abbastanza famoso, che insegue la sua rivoluzione e la sua stella Micheline. Ha una relazione stabile con Giulia, corteggiata e voluta dopo un iniziale incontro disastroso.
La nascita della figlia Anita è un commovente pretesto per ripercorrere la propria vita, sentimentale e non, il rapporto col padre, la necessità di relazioni extra, le scelte lavorative, le scuse inventate, le strade non prese.
Passando attraverso Tolstoj e gli spot Barilla, Scurati ci porta a spasso per questa generazione di 40/50enni cinici e disincantati, che in fondo non hanno ben capito come vivere. Avere dei figli è una delle decisioni più spaventose da prendere, comporta riflessioni filosofiche complesse che riguardano finanche le minoranze etniche e la sociologia della masse.

L’identità maschile (e femminile) che viene cancellata a favore di una non meglio identificata figura di “papà” (e mamma), la quale sostituirà in ogni campo il nome e cognome di adulto.

In questo romanzo non mi sono piaciute le descrizioni dei rapporti con la compagna, ho sentito quasi forzati i passaggi in cui si è voluto generalizzare da una situazione privata, il desiderio di definire stereotipi uguali e contrari a ciò che siamo abituati a sentire del rapporto uomo/donna: fedeltà, ricerca dei propri spazi, evasione.

Ho amato molto invece alcuni passaggi (autobiografici?) in cui Scurati si mette a nudo nei sentimenti verso la figlia, che restituiscono un uomo vagamente confuso e disarmato, pronto a partire alla pari insieme alla nuova nata nel viaggio alla scoperta della paternità.

 

“Non avere paura, le dirò, andrà come deve andare. Se ci sarà da soffrire soffriremo; se ci sarà da piangere, ebbene, piangeremo. E poi, in un modo o nell’altro, ne verremo a capo. Questo te lo prometto. Ci puoi contare. Tu dormi, qualunque cosa tu sia, tu dormi. Non badare a niente, e soprattutto ascolta quello che dico: non ci ascoltare. Quando ci sarai tu noi saremo diversi, saremo migliori. Migliori di quanto non siamo mai sati.”

 

Secondo me è un libro da leggere, anche se non è facile e potrebbe risultare a volte lento e prolisso.I motivi sono diversi, non ultimo il fatto di poter conoscere il punto di vista maschile sul rapporto coi figli.

Buona lettura!

Il padre infedele
Antonio Scurati
Bompiani, 2013, p. 188, €. 17,00

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Lucia Busca
Sono quella che legge due libri contemporaneamente, quella che ha l'e-reader, io piango quando la scrittura è bella, divento il protagonista del libro. Curiosa, tento di infilarmi in tutti i generi, scegliendo tra i grandi classici e osando nuovi autori. L'unica certezza che ho: non mi basterà questa vita per finire la mia lista dei desideri. "Io penso, disse Anna sfilandosi un guanto, che se ci sono tanti ingegni quante teste, ci sono tanti generi d'amore quanti cuori" (Anna Karenina)

4 COMMENTS

  1. Avrei voluto che mio marito leggesse questo libro per capire il punto di vista di un lettore uomo non tanto sulla paternità ma proprio sulla storia e lo stile usato per raccontarla. Penso che ogni paternità, esattamente come ogni maternità, sia un’esperienza unica e non si possa generalizzare fino in fondo.
    Quanto a me, ho trovato lo stile veramente molto cerebrale, il che è pregio e difetto.
    Per questo vorrei capire che effetto fa ad un uomo. Noi donne le storie di famiglia le sentiamo sempre di pancia.

    • È vero, il punto di vista di un uomo potrebbe dare ulteriori interpretazioni. A me piace sempre molto lo stile complesso di Scurati, ma comprendo che possa essere ostico

      • Alla fine leggo e rileggo questo articolo e mi chiedo come mai non sia già corsa in libreria a comprarlo, questo libro. Sono curiosa, di leggerlo io per prima: ho letto altri punti di vista maschili sulla nascita di un figlio e temo sempre che ci sia troppa piacioneria nel modo di porsi… sono io la maliziosa?

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