Ho seguito la presentazione dell’autore di questo libro ad un raduno di mamme blogger e quindi ammetto di essermi fatta molto irretire dal titolo: il padre infedele è un sunto di ciò che tutte avrebbero voluto stroncare.
Poi il libro l’ho letto e, come tutte le volte che leggo Scurati, mi piace perdermi nella sua sintassi complessa e dal lessico ricercato: per descrivere la recente supremazia culturale degli chef e delle trasmissioni di cucina lui scrive:
“Eppure sarebbe andata così. Nel giro di poco tempo il supremo piacere intellettuale si sarebbe genuflesso davanti al flan di cardi e il piacere sensoriale si sarebbe cerebralizzato in speculazioni infinite. Ancora qualche anno e ci saremmo scoperti più poveri dei nostri padri, ma nemmeno questo avrebbe invertito la tendenza. Oltre le vetrine dei ristoranti, il popolo avrebbe continuato a ingozzarsi di cibo spazzatura e a sognare la tartare di coniglio invece della rivoluzione”. Vabbè.
Il protagonista del romanzo è Glauco, un ristoratore abbastanza famoso, che insegue la sua rivoluzione e la sua stella Micheline. Ha una relazione stabile con Giulia, corteggiata e voluta dopo un iniziale incontro disastroso.
La nascita della figlia Anita è un commovente pretesto per ripercorrere la propria vita, sentimentale e non, il rapporto col padre, la necessità di relazioni extra, le scelte lavorative, le scuse inventate, le strade non prese.
Passando attraverso Tolstoj e gli spot Barilla, Scurati ci porta a spasso per questa generazione di 40/50enni cinici e disincantati, che in fondo non hanno ben capito come vivere. Avere dei figli è una delle decisioni più spaventose da prendere, comporta riflessioni filosofiche complesse che riguardano finanche le minoranze etniche e la sociologia della masse.
L’identità maschile (e femminile) che viene cancellata a favore di una non meglio identificata figura di “papà” (e mamma), la quale sostituirà in ogni campo il nome e cognome di adulto.
In questo romanzo non mi sono piaciute le descrizioni dei rapporti con la compagna, ho sentito quasi forzati i passaggi in cui si è voluto generalizzare da una situazione privata, il desiderio di definire stereotipi uguali e contrari a ciò che siamo abituati a sentire del rapporto uomo/donna: fedeltà, ricerca dei propri spazi, evasione.
Ho amato molto invece alcuni passaggi (autobiografici?) in cui Scurati si mette a nudo nei sentimenti verso la figlia, che restituiscono un uomo vagamente confuso e disarmato, pronto a partire alla pari insieme alla nuova nata nel viaggio alla scoperta della paternità.
“Non avere paura, le dirò, andrà come deve andare. Se ci sarà da soffrire soffriremo; se ci sarà da piangere, ebbene, piangeremo. E poi, in un modo o nell’altro, ne verremo a capo. Questo te lo prometto. Ci puoi contare. Tu dormi, qualunque cosa tu sia, tu dormi. Non badare a niente, e soprattutto ascolta quello che dico: non ci ascoltare. Quando ci sarai tu noi saremo diversi, saremo migliori. Migliori di quanto non siamo mai sati.”
Secondo me è un libro da leggere, anche se non è facile e potrebbe risultare a volte lento e prolisso.I motivi sono diversi, non ultimo il fatto di poter conoscere il punto di vista maschile sul rapporto coi figli.
Buona lettura!
Il padre infedele
Antonio Scurati
Bompiani, 2013, p. 188, €. 17,00
Per acquistare:
Avrei voluto che mio marito leggesse questo libro per capire il punto di vista di un lettore uomo non tanto sulla paternità ma proprio sulla storia e lo stile usato per raccontarla. Penso che ogni paternità, esattamente come ogni maternità, sia un’esperienza unica e non si possa generalizzare fino in fondo.
Quanto a me, ho trovato lo stile veramente molto cerebrale, il che è pregio e difetto.
Per questo vorrei capire che effetto fa ad un uomo. Noi donne le storie di famiglia le sentiamo sempre di pancia.
È vero, il punto di vista di un uomo potrebbe dare ulteriori interpretazioni. A me piace sempre molto lo stile complesso di Scurati, ma comprendo che possa essere ostico
Alla fine leggo e rileggo questo articolo e mi chiedo come mai non sia già corsa in libreria a comprarlo, questo libro. Sono curiosa, di leggerlo io per prima: ho letto altri punti di vista maschili sulla nascita di un figlio e temo sempre che ci sia troppa piacioneria nel modo di porsi… sono io la maliziosa?
Lucia, perchè non chiedi a Lorenzo Gasparini una sua recensione?