ZenBuk: L’uomo che guardava passare i treni, Georges Simenon

Per quel che riguarda personalmente Kees Popinga, si deve convenire che alle otto di sera c’era ancora tempo, perché a ogni buon conto il suo destino non era segnato. Ma tempo per che cosa? E poteva lui agire diversamente da come avrebbe poi agito, persuaso com’era che i suoi gesti non fossero più importanti di quelli di mille altri giorni del suo passato?

A volte capita di trovare libri che non riescono a entrarti nel cuore. Non perché non ti piacciano, non perché ti stia antipatico il protagonista, non perché… insomma, alla fine leggi quel libro, ne apprezzi lo stile e i dialoghi, ma ti sembra che manchi qualcosa, che l’autore non sia arrivato a dimostrare la sua tesi, che abbia girato in cerchio senza cogliere l’obiettivo.
Oppure – e ti servirebbe una nuova lettura per chiarire questo punto – l’autore c’è arrivato, ma sei tu che non capisci o non vuoi capire.
In questo caso mi sembra sia andata proprio così. Non avevo mai letto Simenon e questo libro è iniziato con una premessa che mi pareva buona: un anonimo protagonista, chiuso prigioniero nel suo tran tran quotidiano, senza alcun particolare che lo faccia notare o che metta in risalto la sua personalità, che a un certo punto senza motivo commette un’azione fuori da tutti gli schemi. Funzionava, sì, ma poi ho perso il suo senso tra le righe. Oppure qualche parte del mio cervello non ha voluto più trovarlo, chissà… 😉
(Il percorso di ZenBuk sta lavorando tanto, in questo cervellino, sì sì!)

Non demordo: vado avanti, continuo a leggere alla ricerca del senso:

Per quarant’anni mi sono annoiato. Per quarant’anni ho guardato la vita come quel poverello che col naso appiccicato alla vetrina di una pasticceria guarda gli altri mangiare i dolci.

Alla fine il mio senso-non-senso l’ho capito, aiutata anche dal commento di Roberta Michelotto, la nostra Amica Psicologa a cui ho chiesto spiegazioni, e magari la rilettura (che farò tra qualche tempo, per capire se ho davvero sbagliato oppure no) mi porterà una risposta diversa dall’attuale…

Ma ecco il parere di Roberta:

Il parere dell’esperto: Roberta Michelotto

“Quante sciocchezze si riescono a dire quando si tenta di immaginare in anticipo cose che devono ancora succedere…”

Questo mese vi invito a riflettere su un romanzo particolare, enigmatico, schietto, oscuro, controverso, che mette in risalto il passaggio e la trasformazione di un uomo da una personalità apparentemente normale nella noiosa quotidianità a una personalità caratterizzata da lucida follia per gesti e pensieri.

Un evento inaspettato e tragico può cambiare in maniera irreversibile l’esistenza di una persona e di tutte quelle che le ruotano intorno. Questo mi fa riflettere sulla precarietà dell’esistenza umana e su quanto sia importante riuscire a costruirsi nel tempo dei “punti fermi”, delle ancore alle quali aggrapparsi in caso di necessità, quando il mondo sembra crollarti addosso.

Il protagonista del romanzo vive la sua vita famigliare, lavorativa e di relazioni indossando la maschera del perbenismo; così facendo diventa anonimo di una quotidiana routine sempre uguale a se stessa. Indossando questa maschera riesce a compiacere gli altri ma non se stesso, accumulando negli anni frustrazioni e rancori ai quali non riesce a dar voce. Un malumore che si annida nel profondo della sua anima e che pian piano affiora in superficie attraverso piccole ossessioni o scherzi infantili studiati appositamente per il gusto di creare un senso di smarrimento nell’altro. Un malumore destinato ad esplodere senza controllo, che si libera dalla sua prigionia trasformando l’uomo che l’ha tenuto recluso.

In ogni di noi coesistono il bene e il male in un equilibrio stabile o precario a seconda degli eventi che siamo destinati ad affrontare. Essere consapevoli di questo può aiutarci a capire quanto sia importante ascoltare le proprie emozioni per cercare di vivere la vita nel modo in cui la vorremmo, senza essere costretti ad assecondare nessuno.

Siamo tutti dei potenziali Dott. Jekyll e Mister Hide, o forse no?

“Non c’è una verità, ne conviene?”

L’uomo che guardava passare i treni
Georges Simenon
Adelphi (collana Gli Adelphi), 1991, pag. 211, € 7,50
ISBN: 978-8845908361

Per acquistare:

polepole
Polepole è Silvia, lettrice affamata e da poco tempo molto selettiva, geometra, architetto, perenne studente della vita. Sono nata nel 1973, in un soleggiato ultimo giorno di aprile, ho un marito e due figli meravigliosi, che riempiono la mia vita di emozioni belle. Passerei l’intera esistenza sui libri, con tazza di cioccolata fumante al seguito, senza distogliere lo sguardo se non per farmi conquistare dalla copertina di un altro libro.

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