Un giorno, nella foresta, un piccolo orso s’imbatté in qualcosa che non aveva mai visto prima.
“Che sarà mail questa strana cosa?” pensò. Timidamenete la toccò con una zampa.
“PLONK!”
La strana cosa fece un suono terribile.
Un giorno un piccolo orso trova qualcosa di molto strano nella foresta. Non appena tocca i tasti, si imbarca in un viaggio che lo porta lontano da casa in un luogo nuovo, dove trova successo e fama e musica, di ogni sorta. Ma nella città del successo l’orso scopre che gli manca qualcosa molto importante.
La recensione di L’orso e il piano di David Litchfield
Un piccolo orso un giorno trova nella foresta uno strano oggetto.
Lo tocca ed esso produce un rumore stranissimo. Così l’orso corre via.
Ma torna davanti all’oggetto anche il giorno seguente, e il giorno dopo, e quello dopo ancora.
Passano le stagioni, gli anni.
L’orso non è più così piccolo, è diventato grande e forte e ha imparato come far uscire da quello strano oggetto suoni bellissimi.
L’orso è felice quando produce questa musica meravigliosa, si sente sé stesso e sogna luoghi lontani.
Ogni sera tutti gli orsi della foresta si radunano nella foresta per ascoltare l’orso e la sua bellissima melodia.
Una sera però un uomo e sua figlia videro l’orso. Gli spiegarono che quello strano oggetto si chiamava pianoforte e che lui produceva musica bellissima.
Gli proposero di andare con loro in città per suonare: sarebbe sicuramente diventato famoso.
L’orso temeva che gli sarebbe mancata la foresta e tutti gli altri orsi ma vedere il mondo oltre la sua foresta era un desiderio che aveva da sempre.
Così partì.
E come gli avevano annunciato l’uomo e la ragazzina, diventò famoso: suonava converti da tutto esaurito, si esibiva in teatri strapieni e ogni sera aveva applausi e ovazioni.
Incidette anche dischi che divennero di platino ma… qualcosa gli mancava: casa sua, e i suoi amici.
La città era proprio come aveva sperato. Ma dentro di sé, nel profondo, qualcosa gli stringeva il cuore. Aveva fama e riconoscimenti e tutta la musica del mondo. Ma gli mancava la foresta. Gli mancavano gli amici. Gli mancava casa.
Così decise di tornare nella foresta. Inizialmente non vide nessuno, poi intravide un orso che scappò appena si accorse di lui.
Lo rincorse fino a quando non ritrovò il suo vecchio pianoforte. Lì i suoi amici avevano fatto una sorta di altare, con ritagli di giornale di tutte le apparizioni famose dell’orso.
La mia opinione di L’orso e il piano di David Litchfield
Chiunque abbia un talento è giusto che lo coltivi. E a volte questo talento è capace di portarci lontano, in posti meravigliosi, insperati.
Però è proprio lì che alle volte ci viene nostalgia di casa.
Lo sa bene Orso. Quando finalmente raggiungie la notorierà in giro per il mondo si accorge che gli manca casa, gli mancano gli amici.
Perciò decide di tornare e qui ci insegna la lezione pià grande di tutte: chi ci vuole bene ci supporta ovunque decidiamo di andare e sarà sempre pronto a riaccoglierci con un abbraccio quando torniamo a casa.
L’orso e il piano insegna ai bambini (e a tutti noi) che non è sempre facile fare delle scelte. Però è anche importante saper cogliere le occasioni che la vita ci riserva perchè non farlo significa privarci di esperienze che ci arricchiscono.
L’autore: David Litchfield
David ha iniziato a disegnare quando era molto giovane, creando fumetti di Star Wars e Indiana Jones per i suoi fratelli.
David vive con la sua famiglia a Bedford, in Inghilterra.
Questo è il suo primo Albo, ispirato dalla canzone Little Room degli The White Stripes.
L’orso e il piano
David Litchfield
Zoolibri, 2017, 40 pag., € 16.00