Questo mondo non è più bianco, James Baldwin

Quando mi dicevano: ci vuole tempo, cioè quando ero giovane, intendevano dire che ci sarebbe voluto del tempo perché un nero, qui, potesse essere trattato come un essere umano; ma succederà. Aiuteremo a fare in modo che succeda. Ve lo promettiamo.

La recensione di Questo mondo non è più bianco di James Baldwin

Questo mondo non è più bianco è una raccolta di saggi che James Baldwin pubblicò nel 1955 col titolo Notes of a native son e che oggi Bompiani riporta in libreria nella traduzione di Vincenzo Mantovani.
Il libro si divide in tre parti e affronta vari aspetti della vita dello scrittore e della comunità nera americana.
Si spazia dai libri o film considerati classici, La capanna dello zio Tom o Carmen Jones, si arriva ad Harlem alla vigilia delle proteste e si segue Baldwin nella sua esperienza a Parigi e in Svizzera.

 

La mia opinione su Questo mondo non è più bianco di James Baldwin

Chi chiude gli occhi davanti alla realtà sollecita la propria distruzione, e chiunque insista per restare in uno stato d’innocenza quando quell’innocenza non esiste più si trasforma in un mostro.

Questo mondo non è più bianco è una lettura che apre gli occhi e che dà molto su cui riflettere.
Che si parli di libri o di vita ad Harlem ciò che salta agli occhi del lettore è la bravura dello scrittore.
Baldwin è sempre molto schietto e non ha paura di dire anche cose che potrebbero suonare politicamente scorrette.
Affronta a viso aperte le contraddizioni degli Stati Uniti e non esprime mai odio, pur parlando di razzismo e schiavitù.
La bravura dello scrittore è quella di far sì che il lettore si ponga domande che mai si era posto prima analizzando l’unicità, la peculiarità e il dramma della condizione americana

I possedimenti neri dell’Europa restavano-e restano-le colonie dell’Europa, ed è stata questa lontananza a impedire che rappresentassero una minaccia per l’identità europea. Se ponevano un problema per la coscienza europea, si è trattato di un problema senza spine che è rimasto astratto: in pratica il nero, come uomo, per l’Europa non esisteva. Invece in America, anche come schiavo, il nero era una parte del tessuto sociale alla quale non si poteva sfuggire, e nessun americano ha potuto far a meno di prendere posizione verso di lui.

Baldwin scrive un libro molto importante, per capire ed interpretare, per sapere, per documentarsi su come la sua voce sia stata importante e necessaria.
Un libro di un’attualità sconcertante pur risalendo alla metà degli anni cinquanta, un saggio che senza gridare ci rammenta, col tono sommesso e sempre educato dello scrittore, che

Questo mondo non è più bianco, e non lo sarà mai più.

Buona lettura.

 

 

Francesca, 44 anni, mi firmo come SIBY su Zebuk. Amo leggere e fin da piccola i libri sono stati miei compagni. Leggo di tutto: classici, manga, thriller, avventura. Unica eccezione Topolino; non me ne vogliate ma non l’ho mai trovato interessante.

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