Lo spleen di Parigi, Charles Baudelaire

Tra tutti i libri che ho amato, e divorato, e adorato, uno in particolare ha segnato il mio futuro, in un modo che, allora, quando ero ragazzina, non avrei nemmeno saputo immaginare. Perchè nello Spleen di Parigi c’erano la malinconia e il vomito e l’ebbrezza e anche la geniale follia di Baudelaire, che quindi si riflettevano in me, nelle mie disperazioni e nelle mie disillusioni.

X • ALL’UNA DI NOTTE
Scontento di tutti e di me stesso, vorrei proprio riscattarmi e inorgoglirmi un po’ nel silenzio e nella solitudine della notte. Anime di coloro che ho amato, anime di chi ho cantato, datemi forza, sostenetemi, tenete lontana da me la menzogna e la corruzione che esalano dal mondo; e voi, mio Signore Iddio, accordatemi la grazia di produrre qualche bel verso che provi a me stesso che non sono l’ultimo degli uomini, che non sono più in basso di coloro che disprezzo.

Baudelaire, disprezzato e vituperato, considerato ‘maledetto’ o comunque rappresentante di un romanticismo simbolico-decadente, era molto più che un drogato di assenzio, un immorale, un’anima persa. Era un veggente, un poeta che aveva capito che nel mondo esiste una bellezza, una poesia sopra ogni cosa, un’enorme estasi che da un momento all’altro è pronta ad esploderci dentro, anche senza il nostro permesso, e anche dopo, quando noi non ci saremo più.

XVII • L’EMISFERO DEI TUOI CAPELLI
Nella brace dei tuoi capelli, respiro l’odore di tabacco mescolato all’oppio e allo zucchero; nel buio dei tuoi capelli vedo splendere l’infinito dell’azzurro tropicale; sulle rive muscose dei tuoi capelli mi inebrio degli odori mescolati del catrame, del muschio e dell’olio di cocco.
Lasciami mordere ancora le tue trecce pesanti e nere. Quando prendo a piccoli morsi i tuoi capelli elastici e ribelli, mi sembra di mangiare ricordi.

L’opera di questo visionario mi ha salvata. Baudelaire mi ha salvata. La Poesia mi ha salvata.
In un momento in cui, in me, non esisteva null’altro che il dolore, conoscere la bellezza attraverso lo Spleen di Parigi mi ha aiutata a vivere, a sopravvivere, a CREDERE che in un futuro, magari non troppo lontano, avrei trovato questa bellezza dentro e fuori di me, e avrei saputo farla mia.

Ci sono voluti 20 anni, ma la felicità è arrivata. L’ebbrezza della Poesia si è trasformata in ebbrezza di vivere, di godere, di cambiare, di ridere. La malinconia si è trasformata in dolcezza. La passione si è trasformata in desiderio e poi in realizzazione. L’Amore ha saputo diventare una raffinata delicatezza.

XVIII • INVITO AL VIAGGIO
Conosci quella febbre malsana che ci assale nel freddo della miseria?, quella nostalgia di un paese mai visto, quell’angoscia della curiosità? C’è una contrada che ti somiglia, dove tutto è bello, ricco, tranquillo e onesto; dove la fantasia ha costruito e decorato una Cina occidentale; dove è dolce respirare la vita; dove la felicità si sposa al silenzio. Là bisogna andare a vivere, a morire!

Ecco. In questo libro c’è tutto. Dentro lo Spleen di Parigi c’è tutta la mia storia.

Una storia di una bambina che temeva di vivere, una storia di una ragazza che non sapeva vivere, e infine la storia di una donna che ha imparato a farsi accarezzare dalla vita in modo prepotente e pulito, con fiducia e dedizione, con entusiasmo e gratitudine.
Nello Spleen di Parigi ci sono io, mille volte morta e mille volte rinata. Fino a quella che sono oggi.
La debole, leggera, vivace e ottimista me stessa.
Quella che è morta e poi ha iniziato a vivere.

Lo spleen di Parigi (Poemetti in prosa)
Charles Baudelaire
Garzanti

2 COMMENTS

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here