– Bettina, accendi subito il caminetto – disse Clarenza, entrando in salotto e volgendo la sua parola a una donna sulla cinquantina, che stava spolverando con una spazzola di penne i mille ninnoli, di varia maniera, posati per ornamento sopra la mensola di un caminetto, sormontato da un grande specchio.
– Nel momento – rispose la Bettina, e chinandosi per accomodare la legna, disse alla sua giovane padrona:
– Indovini un po’, signora Clarenza, chi ho veduto or ora, per la strada, mentre tornavo a casa.
– Sarà un po’ difficile.
– Glie lo do a indovinare in mille.
– Figurati, se voglio stare a lambiccarmi il cervello. Spicciamoci: chi hai veduto?
– Il signor conte!…
Questo romanzo edito da Sellerio nel 1989 è la ristampa dell’orignale, uscito in due parti in forma di appendice a puntate nel 1873 sul “Fanfulla”; a sua volta, adattamento dell’omonima commedia, messa in scena a Firenze nello stesso anno; e leggendolo te ne accorgi subito che è proprio una sceneggiatura, un film che si svolge tutto nel salotto della signora Clarenza, moglie del caro Federigo e sorella della Norina, finta vanesia e intelligente calcolatrice.
All’interno di queste mura passano i più vari personaggi: Mario, caro amico della padrona di casa e vecchio flirt, che fugge da uno scandalo famigliare, non dimenticando il passionale passato con la sua ospite. Vediamo affacciarsi lo spasimante rifiutato della furba sorella, la quale non potendo arrivare all’agognato marchese, dovrà far buon viso a cattivo gioco. Compare lo spigliato Leonetto, direttore del giornale locale e single convinto, e la sua mentore, Ortensia Sorbelli, donnone maestoso e “maschile”.
A far da sfondo a queste spumeggianti giornate ordinarie, un’Italia appena nata, una passione politica tutta da formare che si nutre e nasce da opportunità personali, e raccomandazioni famigliari. Le abitudini di una borghesia non ancora consapevole delle proprie opportunità, tutta impegnata a mantenere lo status e le apparenze. Non sappiamo cosa succede la fuori, non è dato sapere come sopravvive chi deve lavorare: non è fine impegnarsi in questioni sociali, meglio lasciarlo fare a chi ne sa di più.
Di sicuro ciò che è meravigliosamente godibile e molto piacevole è lo stile di scrittura, figlio di un risorgimento rivoluzionario e carico di possibilità. Fresco, brillante e tanto ironico, Collodi sa disegnare in maniera superba questo quadro di interno, raffina in modo geniale i tratti distinitivi di ogni soggetto, che ad una attenta lettura risulta la caricatura di se stesso e della struttura sociale alla quale appartiene. Bhe, anche questa volta Zebuk mi ha dato lo spunto per approfondire un autore che non conoscevo bene, ma che non deve andare perso nelle pieghe della memoria.
Buona lettura e a rileggerci!
I ragazzi grandi
Carlo Collodi
Sellerio Editore Palermo, 1989, 140 p., € 6.20
Sono davvero felice di non essere l’unica a pensarlo, Lucia! 🙂
Devo dire che Collodi è stata una scoperta davvero piacevole… e pensare che lo definivano “scrittore per ragazzi”: mi sembra che dalle nostre letture stia venendo fuori uno scrittore adatto a tutte le età, forse con un animo propenso al gioco e allo scherzo, questo è vero, ma dopotutto esiste un’età per smettere di giocare?