Le mille luci di New York, Jay McInerney

Una volta davi per scontato di essere una persona molto gradevole. Avevi una bella moglie, un lavoro piuttosto interessante, e ti sembravano cose del tutto dovute. Eri un bravo ragazzo. Ti meritavi le cose buone del mondo. Dopo l’incontro con Amanda e il trasferimento a New York, avevi cominciato a sentirti parte del mondo: non eri più l’orfanello nella neve che guarda dalla finestra la famiglia felice intorno al desco. Da piccolo, avevi il sospetto che tutti gli altri conoscessero un segreto fondamentale del quale tu venivi tenuto all’oscuro. Gli altri sembravano sempre sapere quello che stavano facendo. Questa convinzione era aumentata con l’aumentare del numero di scuole che eri stato costretto a frequentare. I trasferimenti annuali di tuo padre facevano di te l’eterno bambino nuovo. Ogni anno c’era un intero bagaglio di tradizioni da apprendere. La tua bicicletta, i tuoi calzini, erano sempre del colore sbagliato. Se mai dovessi andare in analisi, insisteresti nell’affermare che la scena primaria non ha niente a che fare coi propri genitori sorpresi durante il coito: assume piuttosto la forma di un girotondo di scolari, indiani intorno a una carovana, che sghignazzano e puntano i ditini malevoli a indicare la tua diversità. La scena che si ripeteva in tutti i cortili di tutte le scuole del paese.

New York è il centro dell’azione.
Rappresenta la vita quella “vera” per Amanda, aspirante modella che sposa il protagonista (di cui non sappiamo il nome), ci vive per un po’ e poi decide di divorziare.
E’ il luogo dove si incontrano persone di ogni genere, da quelle più positive, alle anime nere e peccatrici (come il diavolo tentatore Tad Allagash).
New York è la città dalle molteplici sfaccettature.
Sa essere incredibilmente generosa e altrettanto crudele.
Per il nostro protagonista rappresenta una sorta di discesa verso gli inferi, fatti di notti di droghe e sesso, in un tunnel senza via di uscita.
Un luogo buio dove dimenticare il divorzio e il mediocre lavoro presso l’Ufficio Verifica dei Fatti di una nota rivista.

Le mille luci di New York è uno di quei romanzi che sostava da tempo nella mia wishlist.
Era un titolo che mi aveva assai incuriosito e che non avevo ancora avuto modo di leggere.
Ora che l’ho fatto ne ho apprezzato lo stile di scrittura, asciutto e diretto, il fatto che McInerney non indichi mai il nome del protagonista ma che gli si rivolga in modo diretto, narrando la storia dal suo punto di vista.
E’ un romanzo veloce, crudo, affascinante, da provare almeno una volta nella vita: tutte cose che potrebbero essere benissimo riferite anche a New York.

Le mille luci di New York
Jay McInerney
Bompiani, 2000, 158 pag.

40enne, mamma di una ex Vitellina, moglie di un cuoco provetto. Le mie passioni: lettura e scrittura. E ZeBuk. Fresca Expat in quel di Londra, vago come un bambino in un negozio di giocattoli nei mercatini di libri usati. Forse è questo il Paradiso!

5 COMMENTS

  1. Bello.
    Sto ancora valutando la mia reale voglia di vedere New York. Perché ho il terrore di potermi ‘perdere’ nelle sue tentazioni…

    Ma magari poi cambio idea… 😉

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