Estasi culinarie, Muriel Barbery

Forse non riuscirò a trovare quello che sto cercando, ma almeno avrò avuto l’occasione di rievocare tutto questo: la carne grigliata, l’insalata machouia, il tè alla menta e le corna di gazzella. Mi sentivo Alì Babà. La grotta del tesoro era questo, il ritmo permetto, l’armonia scintillante tra elementi di per sé già squisiti, ma la cui successione strettamente rituale rasentava il sublime. Le polpette di carne trita, grigliate nel rispetto della loro compattezza ma per nulla rinsecchite dal passaggio sul fuoco, riempivano la mia bocca di carnivoro professionista con un’ondata calda, speziata, succosa e densa di piacere masticatorio. I peperoni dolci, vellutati e freschi, mi ammorbidivano le papille soggiogate dal rigore virile della carne e le preparavano a un nuovo, potente assalto.
Tutto era abbondante. A tratti bevevamo a piccoli sorsi un po’ d’acqua gassata che si trova anche in Spagna e che invece non ha un esatto equivalente in Francia: un’acqua effervescente, insolente e tonificante, né insipida né troppo frizzante. Quando, finalmente sazi e un po’ storditi, scostavamo i piatti, e per riposarci cercavamo uno schienale di cui la panca era sprovvista, il cameriere portava il tè, lo versava secondo il rituale consolidato e poggiava sul tavolo ripulito al volo un piatto di corna di gazzella. Nessuno di noi aveva più fame ma è proprio questo il bello del momento dei dolci: tutta la loro raffinatezza si coglie solo quando non li mangiamo per placare la fame, solo quando l’orgia di dolcezza zuccherina non soddisfa un bisogno primario, ma ci ricopre il palato di tutta la benevolenza del mondo

Trama

Monsieur Arthens, il più grande critico gastronomico del mondo, è in punto di morte. Ad abbandonarlo è il cuore, organo che, probabilmente, aveva messo in gioco troppo poche volte nella vita. Odiato dai figli e amato da una moglie sempre ignorata, nelle ultime ore della sua esistenza, dal letto della sua lussuosa abitazione, cerca disperatamente nei cassetti della memoria l’unico sapore che vorrebbe assaggiare di nuovo prima di morire. E così riemergono ricordi di sontuosi banchetti,di cibo sublime,di sapori rudi e primitivi, di sentimenti contrastanti, che restituiscono, da un lato, l’immagine di un uomo potente, cinico, sprezzante, specchio della ricca borghesia che, cieca nella sua arroganza, fallisce inesorabilmente sul piano dei rapporti umani; dall’altro, un esteta del gusto, che ,attraverso il suo percorso culinario, dall’infanzia alla maturità, apre al lettore una vivacissima visione su un mondo affascinante, quello della cucina, che assurge a ruolo di esperienza culturale, al contempo intima e a volte catartica.<

Considerazioni :

Questo romanzo mi ricorda un po’ “Biografia della fame” della Nothomb, parla di appetiti estremi e di personaggi estremamente incentrati su se stessi, ma Amelie nonostante il suo egocentrismo riesce sempre a farmi sorridere e a risultare simpatica mentre il grande critico protagonista delle estasi proprio non riesco a digerirlo :D.
Sia chiaro il libro è ben scritto e mi è piaciuto molto, parla di sapori e di atmosfere molto suggestive, ma il personaggio è forse volutamente antipatico.

Estasi culinarie
Muriel Barbery
Dati: 2008, 145 p., brossura  Editore E/O

Elisa
over quaranta, mamma, geometra e creativa con una fresca passione per il web e una vecchia passione per i libri in tutte le forme sia cartacea che digitale

7 COMMENTS

  1. Il personaggio in effetti non ispirava gramde simpatia nemmeno in L’eleganza del riccio dove appare in agonia nelle primissime pagine! 🙂 Però l’autrice scrive bene quindi mi sa proprio che lo metto in wishlist.

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