Pio La Torre. 30 aprile 1982
Carlo Alberto dalla Chiesa. 3 settembre 1982
Giovanni Falcone. 23 maggio 1992
Paolo Borsellino. 19 luglio 1992
Uomini soli è la cronaca di quello che è accaduto a quattro uomini, “Italiani troppo diversi e troppo soli per avere un’altra sorte”.
Un “racconto collettivo”.
Un libro di storia che dovrebbe essere presente negli zaini dei nostri ragazzi, nelle nostre librerie, nella mente di tutti noi.
Mi fermano tre notabili del partito, deputati alla Regione Siciliana.
Uno mi dice: “Ma chi vole chistu? D’unni vene? Unni vole ire?”. Ma cosa vuole questo? Da dove viene? Dove vuole andare?
E con la mano indica il palco da cui Pio La Torre sta parlando.
Prendo appunti.
Il pezzo è troppo lungo. In tipografia quelle frasi vengono tagliate. Il giorno dopo nessuno leggerà che, fra i compagni siciliani, ce ne sono alcuni che non vogliono quel segretario arrivato in Sicilia per parlare di mafia.
Leggo. E a ogni pagina che leggo mi vergogno un po’ di più.
Perché non ho mai avuto la voglia (e/o la necessità) di approfondire, di capire, di conoscere. E perché ho contribuito all’ignoranza anch’io, in questo modo.
Da oggi nessuno di voi ha più un nome, una famiglia, una casa. Da adesso dovete considerarvi in clandestinità. Io sono il vostro unico punto di riferimento. Io vi darò una casa, io vi ordinerò dove andare e cosa fare. Il Paese è terrorizzato dai brigatisti. Da oggi saranno loro che devono cominciare ad avere paura di noi e dello Stato.
Leggo, continuo a leggere.
E sempre più mi rendo conto di quanto sia importante ‘sapere’, ‘conoscere’.
17.56 minuti e 48 secondi del 23 maggio 1992 su una curva dell’autostrada che dall’aeroporto di Punta Raisi corre verso la città. A quell’ora, gli strumenti dell’Istituto di Geofisica e di Vulcanologia di monte Erice registrano “un piccolo evento sismico con epicentro fra i comuni di Isola delle Femmine e Capaci”.
Non è un terremoto.
E’ una carica di cinquecento chili di tritolo che fa saltare in aria Giovanni Falcone.
E ancora continuo a leggere. E aumenta la rabbia e la consapevolezza di dover affrontare questi argomenti anche con mia figlia, sebbene sia ancora piccola. Perché un giorno (anche se spero di no) potrebbe trovarsi ancora una volta a fare i conti con avvenimenti violenti e tremendi come questi. Potrebbe trovarsi ancora una volta a fare i conti con un mondo di istituzioni che abbandona in pasto ai cattivi di turno chi lotta per la verità e la giustizia.
Dicono che è l’erede, l’ultimo testimone. Ora è diventato anche il bersaglio.
Ha poco tempo. Vuole parlare. Non lo fanno parlare. Vuole indagare. Non lo fanno indagare.
Si scopre abbandonato, mandato allo sbaraglio da gente di Roma che nell’ombra sta trattando la resa. Sono in molti a tremare per i suoi segreti. Forse aspettano un miracolo o un’altra bomba. (…)
Si getta nel vuoto Paolo Borsellino, magistrato di Palermo, assassinato dall’esplosivo mafioso e dal cinismo di un’Italia canaglia che l’ha visto morire senza fare nulla. Tradito e venduto.
Leggo, leggo fino in fondo. E assimilo ogni cosa, ogni particolare, come fossi stata lì anch’io.
Insieme a quelle persone.
Insieme a quella gente.
Insieme a quegli Uomini Soli.
So che questa non è una recensione ‘normale’. So che avrei potuto scriverla in mille altri modi, disquisendo sullo stile e su altre mille caratteristiche… dopo aver letto questo libro, però, mi è rimasto in gola un groppo che non va su né giù.
Si parla di mafia e di terrorismo. Di storia d’Italia, recente. Di fatti gravi, molto. Troppo.
Si parla di fatti che devono essere conosciuti.
Bene.
Perché l’ignoranza è il veicolo migliore che il nemico possiede per vincere.
E noi non vogliamo farlo vincere, ancora.
Noi Non Abbiamo Paura.
E dobbiamo gridarlo, forte.
Uomini soli. Pio La Torre e Carlo Alberto Dalla Chiesa, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino
Attilio Bolzoni
Melampo, 2012, 232 pag., € 16,00
ISBN-13: 978-8889533697
Dove acquistarlo: Amazon
Ti ringrazio per questa recensione, di grande impegno civile, su un argomento di cui si parla sempre troppo poco. Leggerò sicuramente questo libro, lasciandoti un aforisma di J. F. Kennedy, a cui Giovanni Falcone faceva spesso riferimento:
“Un uomo fa quello che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali, quali che siano gli ostacoli, i pericoli o le pressioni. Questa è la base di tutta la moralità umana.”
Grazie ancora 🙂