L’importante è cercare, non importa se si trova o non si trova
Ho trovato per caso questo libro in una libreria che non conoscevo e mi sono fatta convincere dalle sue prime parole e da un monaco vestito di rosso che disegna un mandala della coscienza con le polveri colorate.
La recensione di Per Isabel. Un mandala, Antonio Tabucchi
Sto imparando a documentarmi un po’ prima di comprare un libro: cerco di capire se la storia possa piacermi, se abbia qualcosa da insegnarmi, se tra le pagine si possano trovare insegnamenti importanti: c’è così tanto da leggere che non basta una vita, devo cominciare a diventare selettiva… Poi però mi abbandono al mio vecchio vizio di farmi cercare dai libri, e molto spesso è una soddisfazione: a volte è bello anche non conoscere nulla della storia che stiamo per comprare, a volte è bello farsi cogliere alla sprovvista e rimanere piacevolmente colpiti.
Per Isabel è uno di quei casi.
Ok, si parla di un grande autore, Antonio Tabucchi, di cui abbiamo letto tanto, ma questo libro, sua opera postuma, è qualcosa di diverso, di inatteso, con un’apparenza sognante e inconsistente ma con un fondo molto reale.
Un vero e proprio mandala in parole, che disegna una ricerca interiore fatta di ricordi, di ricostruzioni, che parla col paesaggio circostante e ne assorbe tutte le luci e tutte le ombre.
“A che scopo raccontarti la mia vita?, mi disse, tu sai già tutto, hai costruito con sapienza i tuoi circoli, e sai tutto di me, la mia vita è stata esattamente così, […] ora mi hai ritrovata nel tuo ultimo cerchio, ma sappi che il tuo centro è il mio nulla in cui mi trovo ora, io ho voluto scomparire nel nulla, e ci sono riuscita, […] però sappi bene una cosa, non sei tu che hai ritrovato me, sono io che ho ritrovato te, tu credi di aver compiuto una ricerca per me, ma la tua ricerca era solo per te stesso.
Ecco che la ricerca del protagonista – che indoviniamo essere Tabucchi stesso, anche se si fa chiamare Tadeus, come il protagonista di un altro romanzo, Requiem – si fa ricerca di una persona amata nel suo passato, ma soprattutto ricerca interiore, alla scoperta di se stesso e della sua esistenza. Un viaggio in un Portogallo fatto di profumi e sapori e racconti e tensioni nel periodo della dittatura salazarista, passando per Macao e la Svizzera, per finire nell’Italia che accoglie, e aiuta Tabucchi a ritrovare se stesso, a concludere quel Mandala e a incontrare finalmente la sua amata, il suo io.
È l’ora di rientrare, disse, la ricerca è finita. Si accoccolò sulle gambe e soffiò sulla sabbia. Il cerchio si annullò.
Ogni mandala che sia degno del suo nome, alla fine della ricerca deve essere spazzato via, cancellato,
“perché la ricerca è finita, e ci vuole il soffio del vento che riconduca il tutto al nulla sapienziale”
La mia opinione su Per Isabel. Un mandala, Antonio Tabucchi
Un romanzo strano, questo, lo ammette Tabucchi stesso, un’indagine costruita intorno al mandala di copertina, e che ricostruisce quel mandala attraverso nove cerchi, nove incontri diversi alla ricerca di indizi su Isabel.
Un romanzo profondo, che scava nelle anime.
Un romanzo che forse alcuni giudicheranno non molto sensato, ma solo perché per loro non è ancora giunto il momento giusto per quella ricerca, che è parte di tutti noi.
Per Isabel. Un mandala
Antonio Tabucchi
Feltrinelli (collana I narratori), 2013, pag. 119, € 11,05
ISBN: 978-8807030635
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