Al buio le lancette della sveglia sembravano due piccoli neon che illuminavano le api e le rondini disegnate sul quadrante. Matteo strinse il cuscino con le mani e vi affondò la testa. Tic.
La recensione di L’innocente, Marco Franzoso
Matteo ha dodici anni e vive con sua madre e la sorellina l’estate più torrida che si sia mai vista.
Ama la musica e si rifugia spesso nei ricordi del padre, camionista, contadino e pescatore, morto in un incidente. Lui gli aveva spiegato la vita in 3 mosse: misurare, scavare e dimenticare.
Matteo però si porta dietro anche un pesante fardello che deve cercare di far affiorare durante l’incontro con una Giudice e una Psicologa.
Una storia di violenza, di parole mai del tutto dette.
Aveva compreso che non tutte le parole erano belle e leggere come il vento, alcune bastava pronunciarle una volta sola affinché modificassero per sempre la vita e il mondo, e determinassero il corso delle cose e delle persone
Matteo viene posto di fronte ai fatti che lo hanno condotto fin lì: un abuso subito due anni prima.
Chi è l’innocente? Chi ha la colpa?
Proprio seguendo le parole del padre Marco decide di misurare, scavare per poi ricominciare.
L’incontro con la Giudice sarà breve ma segnerà lo spartiacque tra la sua vita da bambino e quella dell’età adulta.
La mia opinione su L’innocente, Marco Franzoso
Dopo il bambino indaco, Marco Franzoso torna con un romanzo attuale che ci catapulta in un altro argomento spinoso: la storia di un abuso dal punto di vista di un ragazzino.
Un romanzo insolito, breve ma conciso. Una storia che si fa divorare ma che lascia lo stomaco attorcigliato.
L’innocente
Marco Franzoso
Mondadori, 2018, 156 pag., € 18.00